IL BARRIO FIORENTINO
Tra Barcellona e Firenze le differenze prevalgono sulle analogie, non solo perché la prima gode di un clima mediterraneo, mentre il capoluogo toscano ricorda semmai Madrid, con sei mesi d’inverno e sei d’inferno. Firenze ha inventato l’italiano, mentre Barcellona rivendica orgogliosamente un’identità linguistica. Firenze vive del passato, Barcellona è la patria del modernismo architettonico. La capitale della Catalogna ha tratto dalle Olimpiadi del ’92 lo stimolo a un profondo rinnovamento, mentre Italia ’90 ha regalato al capoluogo toscano un discutibile ampliamento dello stadio Nervi e poco più. Eppure da qualche anno le due città sono divenute più simili. Un’invasiva vocazione turistica ne condiziona sviluppo economico e convivenza civile. Interi quartieri ne sono stravolti. Fra il Paseo de Gracia e il Barrio Gotico, fra Palazzo Medici Riccardi e Palazzo Pitti scompaiono i vecchi esercizi soppiantati da pub o paninoteche; gli appartamenti dove vivevano pescatori o pensionati entrano nella galassia B&B. La movida, nata nella Spagna postfranchista come reazione a una dittatura preoccupata di mandare a letto presto i ragazzi, è divenuta merce d’esportazione. Per qualche tempo Barcellona si è limitata a percepire dai crescenti flussi turistici grassi dividendi. Negli ultimi mesi però è incominciata a maturare l’insofferenza per le masse di visitatori . Alle finestre sono apparse lenzuola con la scritta “Tourist go home”, uno slogan che ricorda la contestazione alla guerra del Vietnam. Non sono mancate azioni per ora dimostrative, sufficienti ad allarmare le agenzie. Nulla di tutto questo per ora si è verificato da noi, forse perché i fiorentini hanno molti difetti, ma non quello di sputare nel piatto dove mangiano. Si limitano a mugugnare, ma poi si fanno da parte per consentire ai giapponesi di fotografare il campanile di Giotto. Resta il fatto che il problema esiste e che a Barcellona, come a Venezia, come a Firenze la sensazione che la monocultura del turismo comporti una desertificazione culturale è destinata a farsi strada, specie fra chi non può o non vuole approfittare delle sue opportunità e soffre per la mancanza di regole. Al Paseo de Gracia di Barcellona – scriveva Mario Soldati nel suo omonimo romanzo - tutti si incontrano come al Giudizio Universale. Lo stesso si può dire per piazza San Giovanni. Ma se nessuno riuscirà a regolare usi e abusi del turismo di massa il giudizio, almeno quello umano, non sarà clemente.