Corriere Fiorentino

Niente aria condiziona­ta: Uffizi stop (per mancanza di un galleggian­te)

Galleria chiusa un giorno. Schmidt: rimborsi per tutti

- Edoardo Semmola

«Ho sentito che mancava l’aria appena arrivato». Roberto, guida museale con famiglia di americani al seguito, è montato in servizio alle 8.30. «Ne percepivo appena un soffio e un po’ mi sono preoccupat­o perché con me c’era anche un bambino di otto mesi». Ma l’aria del mattino non era ancora pesante e poco dopo aveva già iniziato a sperare per il meglio: «Alle 9.45 la situazione sembrava migliorare, rinfrescav­a. Ho creduto — ricorda — che il problema fosse rientrato». Si sbagliava. Perché l’aria condiziona­ta arrancava ancora, si fermava e ripartiva «come un motore che batte in testa» e «alle 11.30 era già un inferno in terra, roba che pensavo di morire».

Gli Uffizi sono rimasti chiusi dalle 12.30 per tutto il giorno e solo oggi hanno riaperto al pubblico. La causa: il mal funzioname­nto dell’impianto di condiziona­mento. La galleria è stata svuotata «per permettere a quel poco di aria rimasta — spiega il direttore della galleria Eike Schmidt — di raffreddar­e e umidificar­e le opere, altrimenti si sarebbero potute danneggiar­e». La presenza di persone «avrebbe tolto respiro ai dipinti». L’impianto però non si è rotto: «Sempliceme­nte, come una Ferrari non corre se non ha carburante — la metafora è dello stesso Schmidt — così il nostro condiziona­tore pur essendo una Ferrari, tecnologic­amente parlando, è rimasto senza carburante: l’acqua». Il livello dell’Arno da cui gli Uffizi si approvvigi­onano «era troppo basso e non ha permesso al condiziona­tore di funzionare al 100%: la cisterna di via dei Georgofili era vuota».

Se ne sono accorti quasi subito: «Abbiamo ordinato l’invio di camion con rifornimen­ti idrici» da Quarrata. Pensavano bastasse e infatti in un primo momento l’intenzione, come spiegavano gli addetti di Firenze Musei ai turisti rimasti in coda nonostante le porte chiuse, era di riaprire alle 15. Lo stesso direttore è sceso tra la gente per spiegare l’accaduto. «Ho ricevuto proteste ma anche solidariet­à». Poco dopo si sono accorti che i camioncini da Quarrata non erano sufficient­i e hanno «ordinato un’ulteriore rifornimen­to» arrivato con un tir durante la notte. A quel punto non rimaneva che aspettare la mattina seguente. Oggi.

L’evacuazion­e è stata rapida ma a mezzogiorn­o non era ancora compiuta: infatti un’altra giovane guida, Miriam, ha fatto in tempo a svenire. Una custode ha provato a farla desistere: «Guardi che l’aria condiziona­ta non funziona, rischiate di boccheggia­re». Ma lei, pensando fosse una battuta, ha tirato dritto. Nella sala di Botticelli non ha retto più: prima un giramento di testa e poi lo svenimento. «Le custodi, che non smetterò mai di ringraziar­e, mi hanno subito soccorso — ha raccontato— con acqua e un confetto, alzandomi le gambe e asciugando le lacrime. Ero davvero spaventata. Poi è arrivata un’ambulanza, mi hanno chiesto se volessi andare in ospedale ma desideravo solo tornare a casa».

Una volta svuotato il museo «il clima si è stabilizza­to, l’impianto andava al 30% e le opere non hanno corso rischi» ci tiene a specificar­e il direttore. A chi non poteva aspettare fino a oggi per la visita è stato garantito il rimborso: «Un migliaio di persone» conferma Schmidt che nel frattempo si era «premunito» facendo pervenire «contanti dalle altre gallerie del polo per mettere da parte liquidità sufficient­e a far fronte alle richieste». La coda dei «prenotati» in via Lambertesc­a si è allungata a dismisura intorno alle 13, fino a superare l’incrocio con via dei Georgfili. Con gli addetti di Firenze Musei sparpaglia­ti a dare spiegazion­i e offrire assistenza.

In serata Schmidt era tranquillo: «Per le prossime due settimane siamo sicurament­e a posto. Abbiamo acquistato acqua a sufficienz­a», subito immessa nella cisterna principale, in via dei Georgofili, e dal lato di piazza del Grano. Incrocia le dita però il direttore perché «se la siccità dovesse continuare con questa intensità ancora per tanto tempo, saremmo costretti a comprare acqua anche all’estero». Comunque, ripensa: «Ieri mattina abbiamo fatto il possibile, ma prima non era ipotizzabi­le un problema così». Anche per la mancanza di un sistema di segnalazio­ne che la cisterna si stesse svuotando.

 Una guida Alle 8,30 non si respirava Poi è migliorato Ma alle 11,30 lì dentro era un inferno  Il direttore Siamo coperti per 15 giorni, ma se la siccità non rientra serviranno taniche dall’estero

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Le porte sbarrate agli Uffizi e il loggiato insolitame­nte deserto per un giorno d’agosto
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