Niente aria condizionata: Uffizi stop (per mancanza di un galleggiante)
Galleria chiusa un giorno. Schmidt: rimborsi per tutti
«Ho sentito che mancava l’aria appena arrivato». Roberto, guida museale con famiglia di americani al seguito, è montato in servizio alle 8.30. «Ne percepivo appena un soffio e un po’ mi sono preoccupato perché con me c’era anche un bambino di otto mesi». Ma l’aria del mattino non era ancora pesante e poco dopo aveva già iniziato a sperare per il meglio: «Alle 9.45 la situazione sembrava migliorare, rinfrescava. Ho creduto — ricorda — che il problema fosse rientrato». Si sbagliava. Perché l’aria condizionata arrancava ancora, si fermava e ripartiva «come un motore che batte in testa» e «alle 11.30 era già un inferno in terra, roba che pensavo di morire».
Gli Uffizi sono rimasti chiusi dalle 12.30 per tutto il giorno e solo oggi hanno riaperto al pubblico. La causa: il mal funzionamento dell’impianto di condizionamento. La galleria è stata svuotata «per permettere a quel poco di aria rimasta — spiega il direttore della galleria Eike Schmidt — di raffreddare e umidificare le opere, altrimenti si sarebbero potute danneggiare». La presenza di persone «avrebbe tolto respiro ai dipinti». L’impianto però non si è rotto: «Semplicemente, come una Ferrari non corre se non ha carburante — la metafora è dello stesso Schmidt — così il nostro condizionatore pur essendo una Ferrari, tecnologicamente parlando, è rimasto senza carburante: l’acqua». Il livello dell’Arno da cui gli Uffizi si approvvigionano «era troppo basso e non ha permesso al condizionatore di funzionare al 100%: la cisterna di via dei Georgofili era vuota».
Se ne sono accorti quasi subito: «Abbiamo ordinato l’invio di camion con rifornimenti idrici» da Quarrata. Pensavano bastasse e infatti in un primo momento l’intenzione, come spiegavano gli addetti di Firenze Musei ai turisti rimasti in coda nonostante le porte chiuse, era di riaprire alle 15. Lo stesso direttore è sceso tra la gente per spiegare l’accaduto. «Ho ricevuto proteste ma anche solidarietà». Poco dopo si sono accorti che i camioncini da Quarrata non erano sufficienti e hanno «ordinato un’ulteriore rifornimento» arrivato con un tir durante la notte. A quel punto non rimaneva che aspettare la mattina seguente. Oggi.
L’evacuazione è stata rapida ma a mezzogiorno non era ancora compiuta: infatti un’altra giovane guida, Miriam, ha fatto in tempo a svenire. Una custode ha provato a farla desistere: «Guardi che l’aria condizionata non funziona, rischiate di boccheggiare». Ma lei, pensando fosse una battuta, ha tirato dritto. Nella sala di Botticelli non ha retto più: prima un giramento di testa e poi lo svenimento. «Le custodi, che non smetterò mai di ringraziare, mi hanno subito soccorso — ha raccontato— con acqua e un confetto, alzandomi le gambe e asciugando le lacrime. Ero davvero spaventata. Poi è arrivata un’ambulanza, mi hanno chiesto se volessi andare in ospedale ma desideravo solo tornare a casa».
Una volta svuotato il museo «il clima si è stabilizzato, l’impianto andava al 30% e le opere non hanno corso rischi» ci tiene a specificare il direttore. A chi non poteva aspettare fino a oggi per la visita è stato garantito il rimborso: «Un migliaio di persone» conferma Schmidt che nel frattempo si era «premunito» facendo pervenire «contanti dalle altre gallerie del polo per mettere da parte liquidità sufficiente a far fronte alle richieste». La coda dei «prenotati» in via Lambertesca si è allungata a dismisura intorno alle 13, fino a superare l’incrocio con via dei Georgfili. Con gli addetti di Firenze Musei sparpagliati a dare spiegazioni e offrire assistenza.
In serata Schmidt era tranquillo: «Per le prossime due settimane siamo sicuramente a posto. Abbiamo acquistato acqua a sufficienza», subito immessa nella cisterna principale, in via dei Georgofili, e dal lato di piazza del Grano. Incrocia le dita però il direttore perché «se la siccità dovesse continuare con questa intensità ancora per tanto tempo, saremmo costretti a comprare acqua anche all’estero». Comunque, ripensa: «Ieri mattina abbiamo fatto il possibile, ma prima non era ipotizzabile un problema così». Anche per la mancanza di un sistema di segnalazione che la cisterna si stesse svuotando.
Una guida Alle 8,30 non si respirava Poi è migliorato Ma alle 11,30 lì dentro era un inferno Il direttore Siamo coperti per 15 giorni, ma se la siccità non rientra serviranno taniche dall’estero