Pazienti cronici più dai medici di famiglia che in ospedale
Più medico di famiglia, meno ospedale. È questa la formula su cui la Toscana vuole puntare per favorire la prevenzione su alcune malattie croniche ed evitare il ricovero, con un programma che riguarda 250 mila persone. Regione e i sindacati dei medici hanno infatti trovato un accordo per far potenziare una sperimentazione, la «sanità d’iniziativa», partita sette anni fa. Per cinque malattie (diabete mellito di tipo 2, scompenso cardiaco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, pregresso ictus e ipertensione arteriosa) , il medico di famiglia segue da vicino il paziente prescrivendo cure, esami, indicando gli stili di vita corretti, aumentando il suo livello di informazione, nell’ottica di prevenire problemi gravi ed evitare il fenomeno del ricovero frequente. Visto il successo della sperimentazione, in termini di mortalità ridotta e di miglioramento delle condizioni di salute, la «sanità d’iniziativa» si allarga: entro il primo gennaio si passerà dal 48 al 70 per cento dei medici di famiglia coinvolti, che significherà salire da 160 mila a 250 mila pazienti toscani presi in carico, per gran parte anziani. Le novità principali riguardano poi la possibilità di coinvolgere team multidisciplinari (con medici di famiglia, specialisti, infermieri) che faranno riferimento e il rafforzamento del lavoro sulla prevenzione riguardo ai fattori di rischio degli stili di vita, come il peso eccessivo, il fumo, la cattiva alimentazione, la sedentarietà. «Il nostro obiettivo — ha detto l’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi (in foto) — è di arrivare, entro il 2019, ad applicare questo modello a tutti i cittadini toscani, non solo ai malati cronici».