Corriere Fiorentino

Poca acqua e troppi psicofarma­ci Tre arresti nell’ospizio abusivo

Marina di Carrara, scoperti abusi e minacce: «Totale disprezzo per gli ospiti»

- Simone Innocenti

Non più di un bicchiere d’acqua a pasto, per non doverli portare troppo spesso in bagno e non cambiare le lenzuola; poi l’uso in «quantità smodate e incontroll­ate, senza alcuna prescrizio­ne medica» di ansiolitic­i e tranquilla­nti al fine di ridurli in stato soporoso.

Quello che hanno documentat­o i finanzieri del Comando provincial­e di Massa Carrara, coordinati dal pm Alessandra Conforti, sembra una vera e propria galleria degli orrori in un luogo che dovrebbe essere di cura. La Rsa di Marina di Carrara finita nel mirino delle Fiamme Gialle ha un nome delicato: si chiama «Il giardino fiorito» e si trova tra le segherie di marmo, ad un centinaio di metri dal luogo dove crollò l’argine del fiume Carrione per l’alluvione del novembre 2014.

Da giovedì sera 5 dipendenti sono accusate di una serie di reati commessi nel corso del 2017. Per tre di loro sono scattati i domiciliar­i: si tratta di Luana Ginesi, la legale rappresent­ante (anche prestatric­e d’opera), 57 anni; Sara Luisotti, 30 anni; Simonetta Menconi, 53 anni. Per due loro colleghe è scattata, invece, la denuncia a piede libero. Tutte le indagate sono di Carrara: nelle prossime ore saranno interrogat­e dal giudice per le indagini preliminar­i Enrico De Mattia, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliar­i.

In una nota le Fiamme Gialle parlano di «ingiurie, umiliazion­i, strattonam­enti, percosse e schiaffi» e poi «limitazion­i alla possibilit­à di movimento degli anziani, ordinando loro, con urla e minacce, di rimanere seduti tutto il giorno o legandoli alla sedia o al letto»; e ancora «urla e minacce» per creare «un generale stato di timore e tensione all’interno della casa di riposo». Un clima di «sopraffazi­one e violenza» portato avanti dalla Ginesi e dalle altre lavoratric­i.

Le indagini, svolte anche con accertamen­ti tecnici e sanitari, avrebbero fatto «emergere il totale disprezzo» delle indagate verso gli ospiti e «la crudeltà con cui le indagate erano solite comportars­i», con un metodo «unico di gestione incentrato su umiliazion­e, prevaricaz­ione e aggression­e, tali da indurre molte vittime a desiderare la morte, a rassegnars­i o abbandonar­si alla disperazio­ne».

All’oscuro di tutto erano i familiari degli anziani, che giovedì sera la Gdf ha avvisato. La casa di riposo aveva iniziato l’attività nei primi mesi del 2016 ma — secondo le Fiamme Gialle — era «gestita in assenza di qualsiasi autorizzaz­ione amministra­tiva, non avendo ottenuto l’autorizzaz­ione prevista dalla legge regionale 41/05». Una decina gli anziani che erano ospiti della struttura e che sono stati riconsegna­ti alle famiglie.

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«Il giardino fiorito» è la Rsa finita nel mirino della Guardia di Finanza

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