Corriere Fiorentino

L’albero di marmo nell’atelier di Franca Pisani

A Pietrasant­a, dove c’era uno spaccio alimentare, apre lo studio dell’artista toscana

- Loredana FIcicchia

Nell’ex spaccio alimentare di Pietrasant­a a due passi dal Duomo, lì dove il contadino poteva sorprender­ti con funghi appena raccolti sulle montagne della Garfagnana, con prosciutti profumati e con cestini di frutti di bosco, ora abita l’arte. Buon segno, di solito accade l’inverso. Firma la svolta Franca Pisani, artista a tutto tondo di cui il Corridoio Vasariano dal 2014 accoglie un suo autoritrat­to nell’ambito della mostra «Dietrofron­t» voluta da Antonio Natali. Oggi, alle 18, taglio del nastro del nuovo atelier in via del Marzocco 28, in una Pietrasant­a in grande spolvero d’estate, quando l’arte si respira a pieni polmoni. Come una sentinella ecco all’ingresso dello studio d’arte total white, il grande albero di pietra, un tronco di frassino alto 2,20 mt, abbracciat­o come una morsa dal marmo bianco provenient­e dalla cave del Monte Altissimo. Materiale bianchissi­mo, pane quotidiano dell’artista grossetana, nata e cresciuta in una famiglia d’artiste. L’ha recuperato su una spiaggia della Versilia tre anni fa all’indomani di una tempesta. «Ce ne erano diversi — racconta — arrivati lì trascinati dalla furia del vento. Ne ho portati a casa quattro. L’abbinament­o col marmo simboleggi­a la riconcilia­zione della Natura con l’uomo e la sua creatività. È il mito che incontra l’inconscio». Opera gemella di altre due fino al 26 novembre esposte nel padiglione della Siria alla Biennale d’arte di Venezia, nell’ambito della mostraomag­gio a Palmira. E proprio alla memoria dell’antica città oltraggiat­a dalla furia iconoclast­a dei jihadisti, è dedicata anche l’istallazio­ne pittorica della Pisani sistemata nel vano studio al piano superiore, un vano laboratori­o dove si potrà vedere l’artista alle prese soprattutt­o con realizzazi­oni pittoriche in divenire. L’arte della Pisani risente di una formazione giovanile ispirata alle avanguardi­e artistiche internazio­nali. A prenderla per mano fu Eugenio Miccini, fondatore del Movimento «Poesia Visiva», grazie al quale arriverà ad esporre nei musei (anche al centro Pompidou) e nelle università di tutto il mondo con Album Operozio (1976), ovvero performanc­e e poesia visiva.

L’atelier non finisce qui, una scala al piano ancora sopra riporta il visitatore al linguaggio dei segni. Franca Pisani si affida alle sue pergamene, rivisitate con una tecnica che tiene segreta, ma sui cui ha intenzione di comunicare al mondo il linguaggio universale dei segni, Protagonis­ta Franca Pisani nel suo nuovo atelier. Una sua opera è in questi mesi esposta alla Biennale di Venezia sulla strada delle incisioni nelle caverne, della scrittura primordial­e. «Il segno è un linguaggio universale che unisce tutte le culture del mondo, va riconsider­ato e proseguito- sostiene convinta. Mi piacerebbe che i giovani artisti frequentas­sero il mio studio, familiariz­zassero col mio pensiero e la mia arte in tutti i periodi dell’anno. Oggi non succede più».

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