E a Careggi nasce il centro unico per tutta l’oncologia
«Uscire dalla visita con un foglio in mano che ti dice che devi fare una Tac entro un mese, senza sapere nient’altro, lasciato a te stesso. È una cosa che non esisterà più. L’ospedale si fa carico del malato di tumore, di tutto il suo percorso e delle sue necessità». Ieri mattina, il direttore generale di Careggi, Monica Calamai, ha presentato così la nuova casa dell’oncologia dell’ospedale universitario fiorentino. Il padiglione numero 18 è stato ristrutturato (con 250 mila euro di investimento), le attività prenderanno il via il prossimo 4 settembre. Il Centro oncologico di riferimento dipartimentale (Cord) sarà il punto di riferimento unico per tutte le esigenze di cura di oltre 25 mila pazienti malati di tumore, dalla diagnosi fino ai controlli successivi alla guarigione. Sarà diretto dalla professoressa Teresita Mazzei, nell’ambito del dipartimento oncologico guidato dal professor Marco Carini. 168 metri quadri, tre ambulatori, due uffici e una sala riunioni, il Cord sarà il cervello che si occuperà di seguire ogni anno 10 mila nuovi pazienti oncologici, coordinando i 7 mila interventi chirurgici, i 3 mila trattamenti chemioterapici e i 1.500 radioterapici dispensati dall’ospedale di Careggi. Lo scorso 27 maggio, il campus aveva inaugurato l’Aiuto point, il punto d’ingresso e orientamento per i malati di tumore; con il Cord il percorso si completa. E apre a nuove opportunità: «Questa riunificazione, anche fisica, di tutte le funzioni oncologiche, un posto dove tutti gli esami vengono programmati — ha detto il prorettore all’area medica dell’Università, il professor Paolo Bechi — ci offre nuove opportunità di ricerca: abbiamo finalmente la possibilità di costruire casistiche importanti e uniformi». Da parte sua, l’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi, ha puntato sul fatto che «Il Cord ci permetterà di abbattere le liste d’attesa», visto che sarà lo stesso ospedale a programmare gli appuntamenti dei pazienti sulla base delle loro necessità. Maggiore attenzione, assicura Saccardi, ci sarà anche sul lato umano del malato, sia perché il Cord e l’Aiuto Point lo solleveranno dalle preoccupazioni burocratiche e lo faranno sentire «accudito», sia perché ci saranno alcuni cambiamenti nella filosofia delle cure: «Oggi dal tumore spesso si guarisce, ma quando non è possibile, si continua a curare il malato sino all’ultimo, anche quando è inutile, a volte aumentandone le sofferenze. Ora dobbiamo aprire una nuova stagione in cui, nelle ultime settimane di vita, ci si preoccuperà invece di alleviare le sofferenze fisiche e psicologiche del paziente. Anche questo è curare».