Corriere Fiorentino

«E adesso Matteo cosa vuoi fare?» Renzi e i dubbi dei militanti Pd

Renzi e il mini-tour in Toscana per presentare il suo nuovo libro I dubbi dei militanti in attesa della svolta: noi ti abbiamo votato, ma...

- di Paolo Ceccarelli

Dice Adele che lei è stata una dei pochi, il 5 maggio 2015, a non aver scioperato contro la Buona Scuola. «Io non ero contraria, anzi. Ma vi siete completame­nte dimenticat­i di quelli come me, del personale Ata», cioè di tutti coloro che lavorano nella scuola non facendo gli insegnanti, dai segretari amministra­tivi ai bidelli. «Perché?», chiede Adele. Matteo Renzi sembra per un secondo accusare il colpo: «Hai ragione», le dice sommesso, poi riprende ritmo e toni da comizio.

Certaldo, piazza Santissima Annunziata, Festa dell’Unità numero 70. È il primo venerdì pomeriggio d’agosto, non c’è un filo d’aria e ad ascoltare il segretario del Pd ci sono 250/300 persone. La maggioranz­a di loro sono certaldesi e molti hanno la testa imbiancata. E stanno dalla parte del leader Pd. Lo si capisce subito, alla prima domanda dal pubblico. (Formalment­e l’incontro in piazza serve per presentare «Avanti», l’ultimo libro di Renzi, ma in realtà il format scelto è il botta e risposta tra il pubblico e l’ex premier). Prende la parola Antonio Capone, metalmecca­nico, capolista di Rifondazio­ne Comunista alle ultime elezioni comunali, e attacca: «I dati su lavoro e povertà dicono il contrario di ciò dice lei. Perché da premier non ha cambiato le cose?». Dalla platea partono i buuu, ma Renzi li ferma: «Boni, ragazzi, ci chiamiamo Partito Democratic­o: fatelo parlare». Il contestato­re si allontana senza ascoltare la risposta di Renzi, ma le domande che seguono, pur poste in tutt’altro tono, non sono accomodant­i. Franco gli dice: «Io milito a sinistra dal ‘61, non ho mai fatto una scissione e sono contro quelli che l’hanno fatta. Ma cosa vuoi fare del partito? Il Pd va strutturat­o, deve diventare efficiente... Guarda che un partito ti ci vuole, se vuoi continuare a fare politica». Un altro signore: «Matteo, io ti ho votato anche all’ultimo congresso, ma ti chiedo: non c’era modo di evitare la scissione? E ora con chi ci alleiamo?». Va così anche alla Festa dell’Unità di Fucecchio, seconda tappa della giornata (la terza sarà Santomato, Pistoia), e a Livorno il giorno dopo. La fucecchies­e Vania, vestito elegante, si alza e gli dice: «La dobbiamo smettere di parlare degli altri, lo dicevi prima che non dovevamo parlare di Grillo, di Berlusconi. Parliamo di chi siamo e di quello che vogliamo fare». E un uomo sulla sessantina è ancora più diretto: «Al referendum hai preso 13 milioni di voti. Ma che li ripigli alle elezioni?». A Livorno un militante gli chiede come si può sconfigger­e il sindaco M5S Nogarin, simbolo del grillismo toscano che ora può vantare anche la vittoria di Massa. (Risposta di Renzi: «A Prato, Bologna e Padova è accaduto che lavorando pancia a terra facendo opposizion­e, al secondo giro si è vinto e recuperato la città. Così bisogna fare a Livorno»).

Poi, certo, prima e dopo ci sono le richieste di selfie, le copie del libro firmate, «oh Matteo ma quando vieni a San Miniato?», le prime file occupate dai sindaci dell’Empolese e dai dirigenti del partito tra cui il tesoriere Francesco Bonifazi e il segretario regionale Dario Parrini, ribattezza­to «WikiParrin­i» per i suggerimen­ti in materia di legge elettorale. E un leggero senso di spaesament­o quando un ragazzo del Pd di Certaldo dice dal palco, introducen­do Renzi con una (inconsapev­ole?) citazione grillina: «Noi non siamo politicant­i, si sente da come parliamo. Qui uno vale uno». Ma il filo che tiene insieme le domande resta uno: e ora, Matteo, che vuoi fare?

 Io sono contro quelli che hanno fatto la scissione, ma tu cosa vuoi fare del partito? E poi adesso con chi ci alleiamo?  Basta parlare di Grillo e di Berlusconi, parliamo di cosa è e di quello che vuole fare il Pd

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Matteo Renzi in piazza Santissima Annunziata a Certaldo venerdì scorso

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