«Basta rinvii, un patto istituzionale per decidere»
Toccafondi (AP): se l’aeroporto non cambia chiudiamolo. Dubito che il termovalorizzatore si farà
Polemiche azzerate «Ero contrario alla linea 1 del tram, ma ha dimostrato che se le cose si fanno e funzionano poi spariscono anche i comitati»
«La politica deve decidere, ha il diritto e il dovere di farlo. E quando ciò non accade prendono piede i populismi, i comitati, non lo sviluppo». Gabriele Toccafondi, esponente di Alternativa Popolare e sottosegretario alla pubblica istruzione, non ha dubbi: «Il tempo dei rinvii è finito e serve un patto istituzionale e politico sulle grandi opere e per la crescita di Firenze».
«Io non sono un tecnico e mi devo fidare della decisione presa da Enac per l’utilizzo delle nuove norme sulla Valutazione di impatto ambientale per la nuova pista di Peretola — sottolinea Toccafondi — ma intanto si rinvia forse di un anno la decisione. Sono anni che mi batto per lo sviluppo di Firenze prima in Consiglio comunale e poi da Roma, per la nuova pista più sicura: adesso serve chiarezza. Si dica se la pista si fa, sennò meglio chiudere un aeroporto dove ad il minimo refolo di vento ti dirottano su Pisa, che fa rumore su molte migliaia di fiorentini, per il quale servono “patentini” ad hoc per atterrare e decollare perché è stretto tra autostrada e montagna». «Vorrà dire — insiste — che avremo un bel parco con il rospo smeraldino e magari il nuovo stadio al posto della pista. Di certo lo status quo non può durare oltre». Il rinvio della pista si inserisce in un quadro di incertezza. «È ovvio che ciò si ripercuoterà sullo stadio, per non dire del termovalorizzatore che dubito si faccia e che avrebbe dovuto essere già in funzione, mentre noi continuiamo a portare immondizia in discariche lontane, con costi alti e non rispettando le norme che impongono, giustamente, l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti». Per l’esponente centrista il caso-aeroporto nasce «dall’errore iniziale del Pci che disse no alla localizzazione a Sant’Angelo a Lecore» e sintetizza i problemi del capoluogo di regione. «Firenze paga venti anni di immobilismo — afferma — Gli stessi continui cambiamenti di azionisti nella società di gestione di Peretola dimostra che i privati hanno pazienza, ma solo fino ad un certo punto... Serve chiarezza ed un patto istituzionale tra tutti perché si decida». Timori che nulle cambi? «Esatto. Tra un anno ci saranno state le elezioni politiche, che difficilmente daranno una governabilità, e saremo già in campagna elettorale per le amministrative a Firenze e non solo; chi si prenderà dunque la responsabilità di decidere?». «Eppure — conclude — la linea uno della tramvia, cui ero contrario perché un metrò anche di superficie avrebbe portato più passeggeri, dimostra che quando le cose si fanno e funzionano anche i comitati spariscono. Bisogna appunto decidere e fare».