Corriere Fiorentino

Sorpresa, tornano i tamburi Un segnale anti malinconia

- Di David Guetta

I tamburi da queste parti hanno sempre avuto una grande importanza, non fosse altro per il riferiment­o al Calcio Storico e al corteo che lo accompagna. E la reintroduz­ione negli stadi, annunciata ieri in pompa magna dai vertici dello sport italiano, arriva proprio nel momento più malinconic­o per i tifosi della Fiorentina, con i Della Valle in cerca di acquirenti e un mercato che non porta (ancora) buone nuove, sotto ogni punto di vista.

Ci vorrebbe una scossa. Quella che un tempo al Franchi davano, appunto, i tamburi. Il loro rullio accompagnò, per esempio, la lettura della formazione anti Cesena del marzo 1982. Nulla di che la partita, ma c’era in ballo l’atteso ritorno di Antognoni dopo la tremenda ginocchiat­a di Martina alla tempia. Una scarica per ognuno dei protagonis­ti da Galli a Graziani e poi un suono prolungato ed esaltante ad annunciare che il capitano stava tornando. E non è un caso che Marco Masini, uno che per la Fiorentina soffre davvero, ricordi sempre con orgoglio che nel suo curriculum c’è sì la vittoria a Sanremo nel 2004, ma anche una ventina d’anni prima, la promozione a tamburino della Fiesole.

Un ruolo ambitissim­o, qualcosa da conquistar­e domenica dopo domenica, con passione ed umiltà. Ora che finalmente certe barriere sono state abbattute, ora che i tamburi possono tornare in curva, il pensiero corre con un pizzico di inevitabil­e nostalgia a quelle squadre prima povere, e poi con l’arrivo dei Pontello molto più ricche, che hanno accompagna­to le domeniche di tanti frequentat­ori dello stadio.

Vietarne l’ingresso fu un colpo basso per molti, anche se la maggior parte degli ultras concentrar­ono la contestazi­one sulla vituperata «tessera del tifoso» (ora abolita), vissuta non proprio a torto come un’indebita schedatura. Qualcuno comunque ne fece una questione personale e si batté davvero senza sosta perché i tamburi tornassero in curva. Il pensiero va inevitabil­mente a Valter Tanturli, scomparso nel 2013, uno dei grandi del tifo viola, che spese gli ultimi anni di vita tra questure e società per vedere se ci fosse un pertugio nel divieto assurdo di non portare lo strumento della passione calcistica allo stadio. Non ci fu niente da fare e a ogni no la rabbia aumentava, specialmen­te dopo certe trasferte all’Olimpico, dove, oltre che i tamburi, nelle curve di Roma e Lazio passava di tutto, fumogeni e mortaretti compresi.

Per i giocatori degli anni Settanta, quei suoni furono una piacevole abitudine e un’eventuale assenza sarebbe sembrata uno sfregio inspiegabi­le. Era una Fiorentina un po’ naif, in cui il migliore acquisto era la non cessione di Antognoni. Spesso ne parlano i cinquanten­ni di oggi: «Sono andato a vedere Bruzzone e Ricciarell­i, Gola e Zuccheri, figuriamoc­i se ora non faccio l’abbonament­o». Ecco perché in questa Fiorentina sempre più ridotta all’osso, in cui si vende tutti tranne Federico Chiesa, il ritorno dei tamburi allo stadio pare quasi un segnale romantico per chi ha il colore viola nel cuore. Tra i Della Valle sempre più lontani, giocatori adocchiati e poi portati via, ex simboli oggi con le maglie a strisce, non rimane che il cuore per un tifo che torni una volta per tutte alle sue radici. Perché alla fine il calcio è molto più semplice di quanto lo racconti qualcuno e il rullare dei tamburi può aiutare a ritrovare un pizzico di entusiasmo.

 ??  ?? Curva Fiesole Due immagini degli anni Settanta, quando i tamburi potevano accompagna­re ogni momento di una partita al Franchi
Curva Fiesole Due immagini degli anni Settanta, quando i tamburi potevano accompagna­re ogni momento di una partita al Franchi
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