Obbligo di vaccini, dal Governo no alle modifiche
Respinte le richieste di semplificazione avanzate dai Comuni. Giachi: così disagi per tutte le famiglie
Il Governo respinge le richieste dei Comuni per un’applicazione «soft» (e secondo gli enti locali soprattutto più efficiente) della nuova legge sull’obbligo di vaccini per l’iscrizione ad asili nido, materne e scuole dell’obbligo. Una doccia fredda che per il momento è soltanto un’anticipazione, ma che non è piaciuta affatto alla vicesindaca di Firenze Cristina Giachi, che è anche responsabile nazionale scuola dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci). Giachi, anche a nome dei suoi colleghi di tutta Italia, rilancia: «Chiediamo ugualmente protocolli tra ministero, Regioni e Comuni per evitare guai burocratici nell’applicazione del Decreto vaccini».
La vicenda va avanti dal giorno dopo la difficile approvazione del Decreto vaccini in Parlamento. L’Anci aveva chiesto di modificare l’applicazione delle nuove regole per quest’anno scolastico, onde evitare pantani burocratici e disagi per scuole e famiglie: secondo i Comuni, infatti, si sarebbe rischiato in pratica di creare un groviglio di richieste di documenti. I genitori avrebbero dovuto trovare i certificati o fare una autocertificazione. Documenti da consegnare a personale senza titolo e competenze nelle scuole, da inviare poi alle Asl per i «veri» controlli. Un ping pong nel quale l’errore o semplicemente il ritardo sono all’ordine del giorno. Con il rischio — negli asili — di interrompere l’anno scolastico a marzo o di multe sul filo della legittimità. Per questo motivo, Giachi come responsabile scuola dell’Anci aveva presentato un emendamento al Decreto vaccini per evitare questi problemi; il ministero della Salute non l’aveva accettato. Dopo il sì del Parlamento, Comuni e Regioni erano tornati alla carica, sperando che il governo fosse disponibile ad alcuni aggiustamenti. Ma ieri Giachi ha saputo che da Roma non arriverà nessuna apertura. «Il 16 agosto dovrebbe uscire questa circolare senza nessuna delle soluzioni che abbiamo chiesto. Come Anci scuola abbiamo rilanciato e proponiamo un protocollo tra i due ministeri, quello della Salute e quello dell’Istruzione, Regioni e enti locali per coprire la possibilità di accordi sui singoli territori per dare applicazione a questa legge in modo accettabile, soprattutto per i cittadini». Giachi è convinta che almeno la ministra della Pubblica istruzione, Valeria Fedeli, aprirà ai Comuni: «Emanerà una circolare di attuazione della legge così come è scritta, ma aperta alla nostra proposta di protocollo».
Il punto è che i problemi che l’Anci aveva posto sull’applicazione del Decreto vaccini rimangono, e potrebbero creare problemi nella sua concreta applicazione. «Avevamo chiesto — spiega ancora la vicesindaca — di poter anticipare il “regime definitivo” peraltro già previsto dalla legge, cioè di consentire subito lo scambio di dati tra amministrazioni (Asl e scuole, comunali e statali). Questo avrebbe evitato alle famiglie di dover andare a fare certificati o autocertificazioni. E di evitare anche così di mettere in piedi raccolte di documenti da parte di personale che non è in grado di valutarlo. Un bidello della scuola, o un’educatrice di asilo nido, come fa a prendere in mano un elenco di vaccinazioni e valutarne la correttezza rispetto al decreto? Noi di fatto raccoglieremo materiale che poi dovremmo consegnare all’Asl, unico soggetto che ha le competenze per la valutazione. Un cortocircuito: materiale dell’Asl che torna all’Asl» spiega Giachi.
Da queste considerazioni è nata la proposta di protocolli che potrebbero fare la stessa cosa chiesta ma mai accettata dal ministero della Salute (quello dell’istruzione invece sarebbe favorevole). «Non capisco perché il ministero della Salute sia così ostinato a non voler trovare soluzioni di tipo diverso — dice Giachi — Con le nostre proposte vogliamo blindare e rendere applicabile, ed attuare con tutto il suo vigore possibile, la legge senza prestare il fianco ai cavilli burocratici che possono essere mettere in campo dai No Vax. Più falle ci sono, più sarà facile boicottare la procedura. Lo scambio di dati invece consente di verificare prima e meglio tutti i dati, senza intralci burocratici per le famiglie».