Un’altra aggressione in stazione: 4 agenti feriti
Fermato nigeriano. E l’uomo che ha tolto la pistola al poliziotto va dal giudice: «Volevo sparare»
Ancora un nigeriano che aggredisce i poliziotti alla stazione Santa Maria Novella. Era successo la scorsa settimana in pieno giorno e si è ripetuto domenica notte, intorno alle 0,45, dopo la chiusura dei cancelli. Le luci di bar e negozi erano già spente e i viaggiatori in arrivo con l’ultimo treno stavano raggiungendo i varchi d’uscita quando le pattuglie della Polfer hanno sorpreso un uomo che tentava di nascondersi dietro un pilastro. Gli agenti lo hanno invitato ad abbandonare la stazione, ma lui si è rifiutato. Poi si è scagliato sui poliziotti, colpendoli con calci e pugni. Alla fine, è stato bloccato e arrestato con l’accusa di resistenza e lesioni: si tratta di un nigeriano di 31 anni, in Italia con un regolare permesso di soggiorno. Era molto agitato ed è stato necessario somministrargli un sedativo a Careggi prima di trasferirlo a Sollicciano. Per lui domani si svolgerà l’udienza di convalida davanti al Gip Paola Belsito. Quattro gli agenti contusi: il più grave, raggiunto da un calcio alla testa, guarirà in 12 giorni.
Ieri è ritornato in tribunale Francis Ehichioya, il ventinovenne nigeriano che strappò, durante una colluttazione, la pistola a un agente della polizia ferroviaria, che gli aveva chiesto i documenti. In pochi minuti, il pomeriggio del 10 agosto, l’uomo gettò nel panico turisti e pendolari. Giovedì scorso, aveva creato scompiglio in aula rifiutandosi di rispondere alle domande del giudice e gettandosi a terra, per poi finire in carcere. «Non ho mai ucciso — si è difeso ieri in aula — e non volevo uccidere nemmeno l’altro giorno quando ho sfilato la pistola al poliziotto. Ero pronto a sparare e ho puntato l’arma verso il basso, ma era bloccata». Nell’aula 5, al fianco del suo difensore Alice Piazzini, Ehichioya ha raccontato la sua storia. «Non ho mai ucciso una persona, anche se sono stato condannato in Italia per due volte per resistenza e spaccio di droga e sono indagato anche nel mio Paese, la Nigeria» ha detto mescolando inglese e italiano. Ehichioya è arrivato in Italia due anni fa dalla Libia: «Ho chiesto asilo politico ma mi è stato rifiutato, mi è stato concesso un permesso di soggiorno per un anno. Per un po’ ho vissuto a Empoli, adesso non ho un lavoro e dormo alle Cascine ma ho case e soldi in tutto il mondo». Per 20 minuti ha risposto alle domande del giudice poi ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena. La sentenza, il prossimo 13 settembre.
In tribunale Ho puntato l’arma verso il basso, non volevo uccidere