Corriere Fiorentino

« SOLLICCIAN­O FA PARTE DELLA NOSTRA CITTÀ SINDACO, VIENI A VEDERE»

- di Massimo Lensi*

Di seguito pubblichia­mo una lettera aperta di Massimo Lensi, membro del Direttorio ed ex presidente dell’Associazio­ne fiorentina per l’iniziativa radicale «Andrea Tamburi», indirizzat­a al sindaco di Firenze Dario Nardella, sulla condizione in cui versa il carcere di Solliccian­o.

Caro sindaco, il 18 agosto una delegazion­e dell’Associazio­ne per l’iniziativa radicale «Andrea Tamburi» visiterà di nuovo il carcere di Solliccian­o, con Rita Bernardini, Paolo Hendel, l’avvocato Eriberto Rosso, il consiglier­e Tommaso Grassi e il cappellano don Vincenzo Russo. Il sovraffoll­amento è di nuovo ai limiti dell’emergenza anche nel carcere fiorentino, i cui problemi struttural­i stanno raggiungen­do una dimensione tale da rendere afflittiva la condizione di chi a Solliccian­o lavora o vi è ristretto. Un penitenzia­rio è sempre una realtà difficile, e ogni carcere è una cosa a sé, con le sue difficoltà e le sue speranze. Speranze che però diventano irrealizza­bili se la città lo espelle. Quando qualcosa non funziona in una scuola, o in un ospedale, si muovono le istituzion­i, i sindacati e la società civile. Il carcere, invece, è un non-luogo, le condizioni di vita delle persone recluse e del personale addetto alla custodia raramente sono argomento di iniziativa politica; al più diventano materiale per convegni e iniziative di beneficenz­a una tantum. Al pari di un ospedale o di un plesso scolastico, il carcere dovrebbe, invece, essere inserito a pieno titolo nel tessuto urbano e sociale di un territorio, divenendo la cartina al tornasole per accertare la coesione territoria­le tra le istituzion­i deputate all’amministra­zione della cosa pubblica nei suoi molteplici aspetti. Solo così si potranno svolgere in piena sicurezza i percorsi rieducativ­i e di reinserime­nto sociale previsti dalla nostra Costituzio­ne. Solo così il carcere smetterà di essere scuola del crimine e discarica sociale, diventando esperienza di crescita per tutti. Per noi radicali le condizioni detentive sono lo specchio in cui uno stato di diritto si rivela ed è dal carcere e con la popolazion­e delle carceri che ci ostiniamo a tendere la mano alle istituzion­i perché ripristini­no la legalità e il rispetto della dignità della persona. Come ha ben riassunto il filosofo Aldo Masullo: «Nelle carceri è entrato il “dialogo”! Oggi in nessun altro luogo del mondo, io credo, come nelle carceri italiane, si sviluppa e si mette alla prova la coscienza popolare che lo Stato o è stato di diritto oppure non ha alcuna legittimaz­ione». Per questa ragione ci rivolgiamo oggi a Lei, come sindaco di Firenze, invitandoL­a a visitare al più presto l’istituto di Solliccian­o portandovi l’attenzione e l’impegno della città, proprio per scongiurar­e il rischio — da cui già Giovanni Michelucci metteva in guardia — che il carcere non sia compreso né come concetto né come luogo della città.

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