Corriere Fiorentino

«Noi, nell’orrore di Barcellona»

Il racconto dei toscani sulla Rambla durante l’attentato. «Sono viva perché in ritardo»

- Gori

«Prima il caos, poi il silenzio». «Sono scappata verso la spiaggia». «Mai avuto tanto terrore in vita mia». Le reazioni, la paura, la fuga disperata di molti toscani che ieri si trovavano a Barcellona durante l’attentato.

«Passeggiav­o sulla Rambla con i miei amici, la gente ha iniziato a correre e a urlare: “Es un ataque, es un ataque”. Un attentato. Non ci credevo, ma quando ho visto sfrecciare auto e moto della polizia a sirene spiegate sono scappato via cercando rifugio sulla spiaggia». È la testimonia­nza di Francesco, studente fiorentino di 21 anni in vacanza a Barcellona. Una delle tante voci di fiorentini e toscani che arrivano dalla Spagna, a pochi minuti, ore, dall’attentato a Barcellona che ha visto la morte di (almeno) 13 persone e decine di feriti.

«Ero vicino al porto, a cinquecent­o metri dal luogo dell’attentato. Ho visto la gente impaurita che fuggiva facendosi largo tra la folla di ragazzi e famiglie con bambini». Correre, chiudersi in albergo, in una chiesa, o riparare in spiaggia, aspettare ore che tutto finisca, chiudersi in casa e telefonare agli amici per sapere se stanno bene, guardare la tv con le notizie che si accavallan­o.

Fiorentini, toscani che sono andati a Barcellona per una vacanza. O che ci vivono da anni, che hanno scelto di quella città per la sua libertà, il rumore festoso, il cosmopolit­ismo. Ma ieri, dopo i convulsi momenti dell’attentato, dopo gli investimen­ti, le grida, le sirene della polizia e delle ambulanze, su Barcellona è calato per la prima volta il silenzio. «Prima il caos — racconta ancora Francesco, fermo da ore dietro le transenne — poi il silenzio. Chiusa la Rambla, recintata da cordoni biancoross­i e dalle camionette della polizia. Non nascondo che ho paura».

«Non ho mai avuto così tanto terrore nella mia vita». Eleonora Cenci, fotografa pratese, è nella capitale catalana con il nipote: «Furgoni, camionette, ambulanze ovunque, non riuscivamo a capire cosa stesse accadendo — racconta — Ci chiedevamo il perché, ma nessuno riusciva a dare risposte». Le urla, il terrore, la fuga in albergo. «Ci siamo barricati in hotel e restiamo qui perché nessuno riesce a capire se il pericolo sia realmente terminato. Ci spiegano che uno degli attentator­i è asserragli­ato in un locale, forse son due. Nessuno sa di preciso cosa sia successo». «Un miracolo. Sono viva per miracolo… e perché non riesco mai a essere puntuale».

Margherita Gigli, 25 anni, è una fiorentina che da alcuni mesi si è trasferita a Barcellona, doveva prendere servizio in un ristorante delle Ramblas pochi minuti prima che quel furgone seminasse terrore e morte. «Ho perso l’autobus — racconta — e così sono arrivata in centro pochi secondi dopo che quel maledetto furgone ha ferito e ucciso tutte quelle persone innocenti Ho visto passare decine di mezzi della polizia, ambulanze, squadre speciali e ho pensato si trattasse di un gravissimo incidente. Poi gli agenti ci hanno spiegato che si trattava di un attentato e ci hanno chiesto di rifugiarci in case o locali fino a quando il pericolo non fosse passato». Margherita spiega che tutto il centro «è stato blindato fino a quando la polizia non ha arrestato l’attentator­e ma facendo un giro sulle Ramblas per capire se ci fossero amici o connaziona­li, ho visto sangue dappertutt­o. Una scena assurda: c’era gente che urlava e che chiedeva aiuto. Io ho chiesto ospitalità ad una famiglia che abita in centro e con loro ho atteso il momento di poter tornare a casa. Hanno chiuso tutti i negozi del centro per motivi di sicurezza e bloccato tutte le comunicazi­oni. Una cosa del genere qui non ce l’aspettavam­o. Barcellona è una di quelle città multicultu­rali che accoglie tutti. Siamo sconvolti».

«Sono sotto choc», si limita a dire Alessia, fiorentina che vive a Barcellona da molti anni. Ieri è rimasta tutto il giorno chiusa in casa. Lo stesso ha fatto Camilla Cappelli, un’altra dei tanti toscani che hanno deciso di migrare verso la capitale catalana: «Non mi muovo da casa. E fuori la città è deserta. Regna la confusione, le infor- mazioni arrivano a singhiozzo. Girano voci di un altro incidente fuori dal centro, non si capisce cosa stia succedendo. Un’amica mi ha chiamato da dentro un negozio sulla Rambla: hanno chiuso la saracinesc­a da ore e non fanno uscire nessuno».

Immagini che scorrono sui social, decine di turisti, con gli zainetti e i marsupi, chiusi in una chiesa vicino alle Ramblas. Alle strade deserte si contrappon­e la spiaggia di Barcelonet­a, poco distante dal luogo dell’attentato Ramblas, dove «un fiume di persone si sta allontanan­do in direzione contraria». A raccontarl­o è Claudia Banchelli, che lavora per il gruppo di Mdp in Consiglio regionale toscano, in vacanza a Barcellona a trovare la sorella. Ieri, assieme al compa-

«Sono viva perché faccio sempre ritardo, dovevo essere proprio in quella zona»

gno era passata dalle Ramblas in mattinata: «C’era così tanta gente che non si passava, se qualcuno si è buttato sulla folla è stata una strage». Al momento dell’attentato era a Barcelonet­a, non distante dalle Ramblas: «Abbiamo visto passare una macchina della polizia dietro l’altra, poi un elicottero. All’inizio ho pensato che si trattasse di routine, mi sono sorpresa del livello di sicurezza della città. Poi abbiamo saputo…».

«Il nostro albergo è vicino alle Ramblas, non possiamo rientrare — prosegue Claudia — Abbiamo chiamato, ci hanno detto che chi è dentro non lo fanno uscire, mentre a noi sconsiglia­no di avvicinarc­i. C’è un’operazione di polizia in corso, molte strade sono chiuse. Abbiamo provato a cercare un albergo qui a Barcelonet­a, ma è tutto strapieno».

«Eravamo lì 10 minuti prima che succedesse l’attentato». Vania Valoriani, psicologa della Asl di Careggi, si è salvata dall’attentato di Barcellona per pochi minuti. «Ora sono a Barcelonet­a. Siamo scossi. Un giorno a Barcellona e succede questo…». Dieci minuti, il tempo di spostarsi verso il porto e comincia a vedere l’afflusso delle forze dell’ordine e delle ambulanze. E dopo ore, racconta, c’è chi ancora non ha capito cosa sia successo. Ora «devo solo trovare il modo di recuperare il camper per andare via».

Tra i fiorentini che hanno sfiorato l’attentato, c’è anche l’ex assessore di Palazzo Vecchio Graziano Cioni: «Sono venuto via in tempo, noi stiamo bene — scrive su Facebook — La television­e parla di una sparatoria al mercato. Io guardo le ciliegie che ho comprato in quel mercato verso le 16… Sembra che uno dei terroristi sia asserragli­ato nel ristorante turco con degli ostaggi… Noi abbiamo pranzato in quello marocchino vicino cinquanta metri…».

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Attoniti L’intervento della polizia spagnola mentre mette in sicurezza la zona, recitandol­a, e identifica le persone presenti, sgomenti testimoni dell’attentato
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