«I ceceni liberi? Qui sarebbe stato impossibile»
Quattrocchi: troppo grave il reato, così si rischia di minare l’inchiesta
«Da noi non sarebbero stati scarcerati. Il concorso in un reato di tale gravità non lo avrebbe consentito». Giuseppe Quattrocchi, ex Procurato capo di Firenze commenta così il rilascio di due dei tre ceceni arrestati subito dopo la morte di Niccolò Ciatti, il ventiduenne di Scandicci, da loro pestato a Lloret de Mar.
Procuratore Quattrocchi, l’idea che a meno di 24 ore due persone indagate per omicidio siano state rilasciate, a fronte di un video da cui emergono responsabilità gravi, ha creato sdegno non solo tra i familiari di Niccolò.
«Francamente, sono della sua stessa idea. Ma paghiamo il prezzo di una scarsa conoscenza degli istituti di diritto spagnolo, diversi dal nostro. Il nostro ordinamento, invece, prevede il concorso di persone in un reato che coinvolge tutti coloro che hanno dato un contributo al reato stesso. In quello spagnolo, l’orientamento della giustizia pare diverso: la responsabilità è riconosciuta solo a colui che ha inferto il colpo letale. Su questo punto, credo e spero che il principio del nostro articolo 110 del Codice penale, del concorso di persone nel reato, sia valido nel dibattimento. Anche se la giustizia spagnola non ha dato grandissima prove di se: ricordo la vicenda delle povere ragazze “Erasmus” morte nell’incidente su un bus. Non c’è stato nessun responsabile».
Da noi, insomma, la scarcerazione non si sarebbe verificata.
«No. Almeno i giudici spa- gnoli non siano così sicuri che i due non abbiano offerto nessun contributo di causa della morte, neanche avendolo agevolata. Ma a mio avviso, non solo per la gravità del fatto ma anche per trovare prove genuine, sarebbe stato più prudente non rilasciarli. Anche perché la distinzione tra le posizioni dei tre ragazzi è difficile. Sono tutti coinvolti, lo si vede nel video, dalla stessa attività aggressiva. Nel nostro ordinamento, perlomeno nelle indagini preliminari, sarebbero stati imputati dallo stesso reato. La scarcerazione con l’obbligo di “non uscite dall’area Schengen” è un po’ vago: in pratica, gli hanno detto di non tornare in Russia. Essendo ceceni...».
Il Comune di Scandicci, do- ve era residente Niccolò Ciatti, vuole costituirsi «parte civile» per sostenere anche la famiglia. È possibile, in Spagna?
«Credo di si. Lì l’azione penale viene esercitato dal fiscal, simile al nostro Pm, ma ci sono anche figure di iniziativa privata, l’accusador privado. Praticamente è la persona offesa del reato che si fa protagonista dell’instaurazione di un’azione penale, con querela (in modo diverso dal nostro sistema). Questo potrebbe essere il modo perché il Comune, oltre che la famiglia, si possa costituire parte civile».
L’altra cosa che ha ferito tutti è la folla, centinaia di persone, che non interviene per difendere Niccolò. È omissione di soccorso?
«Una scena impossibile da digerire. Ma al singolo cittadino, prevede il nostro ordinamento e credo quello spagnolo, non incombe un dovere di intervento in casi come questi. Riguarda solo chi è da chi ha l’obbligo giuridico di esercitare un potere: come la polizia, o il padre, un insegnante nei confronti di minori. Gli stessi addetti del locale, sono privati
da questo obbligo e non sono obbligati ad impedire nulla. Non esiste neanche il dovere di denunciare un’aggressione, se la vediamo e basta. Lo so: è una cosa penosa. C’è però un particolare». Quale?
«La Spagna ha introdotto poco tempo fa, e poco tempo dopo l’Italia, una figura di responsabilità per le persone giuridiche: quindi la discoteca (se ha personalità giuridica) potrebbe essere ritenuta responsabile in relazione ai meccanismi di gestione di governo di sicurezza e vigilanza, se è stata così carente da cagionare quell’evento». Infatti stanno indagando anche su questo. «Non mi stupisce». Ma alla fine, cosa rischiano davvero i tre?
«Tra l’omicidio doloso e colposo c’è quello preterintezionale: volevi solo infliggere una lesione, ma ne è derivata come conseguenza non dovuta la morte. Forse, dietro la scelta della scarcerazione dei due, c’è questa valutazione».
L’ex procuratore capo La distinzione tra le posizioni dei tre ragazzi è difficile. Sono tutti coinvolti nella stessa attività aggressiva, lo si vede chiaramente nel video