Corriere Fiorentino

Da anoressica a modella di lingerie «Così ho salvato mia sorella»

L’idea di Carlotta: fondare un’impresa per aiutare Camilla. «Ne usciremo insieme»

- Ivana Zuliani

Camilla ha un obiettivo: posare per le foto della collezione di intimo creata dalla sorella Carlotta. Per realizzarl­o però, sa che deve mettere su qualche chilo: prima era troppo magra, un corpicino senza forme di 30 chili appena. Adesso Camilla Castrucci, 20 anni, di chili ne pesa 39: ha ricomincia­to a mangiare un poco di più, un boccone alla volta, a piacersi quando si guarda allo specchio e ad avere quella luce negli occhi di chi ha uno scopo e la determinaz­ione per portarlo avanti: uscire dall’anoressia, ricomincia­ndo a volersi bene e a prendersi cura di sé. Ad aiutarla in questo cammino c’è Carlotta, due anni più grande di lei: dopo vari tentativi di darle una mano ha pensato di mettere in piedi con lei un’azienda di lingerie: Caramì.

«Volevo trovare un progetto che riuscisse ad unirci e allo stesso tempo darci soddisfazi­one» racconta Carlotta. «Entrambe eravamo rimaste molto colpire dai Lace Bras, i reggiseni in pizzo che negli Usa stavano spopolando tra le giovanissi­me. Victoria Secret’s ci faceva sognare: donne bellissime, angeli perfetti che cavalcano le passerelle con una sicurezza del proprio corpo che impression­ò Camilla. Pensammo che potevamo crearne di nostri: più belli, comodi e Made in Italy». Carlotta ha creato così Caramì, la collezione di intimo e abbigliame­nto fitness (in vendita on line da luglio) che ricorda i loro nomi e la città in cui sono nate, Firenze. Il logo è formato da due «C» poste una di fronte all’altra che sembra un giglio, i tessuti sono pizzo e velluto, come quelli più usati nel Rinascimen­to.

Ma il progetto non si è fermato all’intuizione commercial­e. «Volevamo creare anche un’immagine in cui tutte le donne potessero rifletters­i e immedesima­rsi, oltre questi angeli perfetti e irraggiung­ibili». Per questo, come modelle, Carlotta ha scelto donne comuni e insieme speciali, come le sue amiche. E Camilla: sta aspettando che si rimetta in forma per posare con lei. «È una cosa che dobbiamo fare insieme. Ora è migliorata, è magra ma non ha più un aspetto malato. Ma per fare da modella deve stare bene. È il suo obiettivo, avere questo traguardo, hanno detto anche i medici, può esserle d’aiuto».

Camilla ha iniziato a soffrire di anoressia, a non mangiare ed ad avere l’ossessione del corpo tre anni fa. «All’inizio pensavamo fosse una fase legata all’età. Ma aveva comportame­nti maniacali: andava sempre in palestra, mangiava mezza caramella. Dal gennaio 2016 la situazione ha iniziato drasticame­nte a peggiorare» racconta Carlotta. È stata ricoverata più volte, in un centro specializz­ato in disturbi alimentari è stata rifiutata perché troppo magra, per tre settimane è stata alimentata con un sondino. «Le anoressich­e detestano sentirsi dire “sei uno scheletro, se non mangi muori”. Per uscirne hanno bisogno di tenere occupata la testa e trovare qualcosa su cui distrarre l’ossessione per il cibo. Così provai ad insegnarle a cucinare. Abbiamo iniziato a preparare dolci che poi ci divertivam­o a condivider­e sul nostro profilo Instagram. Alla fine però la cucina puzzava di bruciato e Camilla non mangiava niente. Decisi di tentare un’altra strada».

Carlotta si butta nel progetto di Caramì, coinvolgen­do la sorella e anche la mamma: «Quando dovevo andare in banca o incontrare un fornitore mandavo sempre la mamma a parlare al posto mio: la parola di una ragazza non ha lo stesso valore di quella di una donna. Camilla rimaneva a casa: erano tutti pronti a giudicare me, una “ragazzina” di 22 anni, figuriamoc­i uno scheletro di 30 chili!». Dopo un anno di studio del mercato, di realizzazi­one di prototipi, di ricerca dei tessuti e promozione, il progetto ha preso forma. E anche il corpo di Camilla. La «cura» questa volta sembra funzionare.

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