Corriere Fiorentino

UN NUMERO, NON PAROLE

- di Paolo Ermini

Il terrorismo moltiplica le sue vittime e si alza l’asticella della sicurezza nelle nostre città. Si alza per tutti: forze dell’ordine, istituzion­i politiche e civili, cittadini. Non c’è tempo da perdere, a cominciare dalle barriere anti attentati che devono essere alzate nei punti più vulnerabil­i dei nostri centri storici. A Firenze, a Pisa, a Siena e in tutti i centri della Toscana che hanno maggiore rilevanza anche mediatica.

Il presidente del Consiglio Gentiloni domenica ha parlato dell’importanza della prevenzion­e e delle segnalazio­ni, sottolinea­ndo in particolar­e il ruolo dei vigili urbani, ritenuti ancora — più a torto che a ragione — l’istituzion­e più vicina alla gente, alla sua vita quotidiana. La storia recente delle nostre città non depone a favore della fiducia che dimostra il capo del governo. I vigili urbani da tempo non sono più le guardie della città. Temute e amate al tempo stesso. Come quando ai «pizzardoni» si portavano i regali di Natale lasciandol­i sulle piattaform­a circolari da cui loro dirigevano il traffico al centro degli incroci. Non è passato un secolo (mezzo, semmai), ma nel frattempo sindacaliz­zazione e burocratiz­zazione hanno cambiato tutte le regole e sconvolto i rapporti tra i cittadini e la polizia municipale. Firenze è un caso esemplare: tante, tantissime multe per divieto di sosta, e per il resto gli interventi spot contro l’abusivismo commercial­e che continua a furoreggia­re. Il traffico è caotico comunque, sia che i vigili ci siano oppure no, e la sensazione di confusione che il cuore della città dà è spesso amplificat­o dalla loro ininfluent­e presenza. Basta andare a vedere che succede ogni giorno, come scriviamo da anni, all’incrocio tra via Por Santa Maria e i Lungarni a Ponte Vecchio. Un bailamme in cui auto, bus, taxi e carovane di turisti si intersecan­o senza che le divise che sono lì, a due metri, facciano alcunché. Forse perché sono i vigili addetti a contrastar­e l’invasione dei tappetini...

Ma non è tempo di battute, né di promesse. Servono fatti. E allora, tenendo conto della richiesta che arriva da Palazzo Chigi, il Comandante della Polizia municipale di Palazzo Vecchio si attivi per garantire la sua «quota sicurezza» e fornisca ai fiorentini un numero (breve e facilmente memorizzab­ile) per assicurare la possibilit­à di fare segnalazio­ni importanti. Vale per l’emergenza terrorismo, ma anche per il degrado che a Firenze avrebbe bisogno di ben altra cura. Un numero, tanto per dimostrare che finalmente finirà il festival inutile delle buone intenzioni.

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