Corriere Fiorentino

Il baco del Var e il rigorino su Simeone

Il debutto della moviola in campo: qualcosa non va, ma Tagliavent­o ha rispettato le regole

- di Gianfranco Teotino

L’arbitro non ha sbagliato. O magari anche sì: il contatto Miranda-Simeone appartiene alla categoria tutt’altro che scientific­a del rigorino. Ma è inattaccab­ile, il signor Tagliavent­o. Perché ha rispettato le regole e seguito alla lettera le procedure indicate per le prime applicazio­ni del sistema Var. Era vicino all’azione. Ha visto l’incrocio di gambe e l’ha giudicato non punibile.

Alla prima occasione ha fermato il gioco e atteso il giudizio dei suoi assistenti davanti al video, non si sa se sollecitat­o da loro o da lui stesso. Nel momento in cui i colleghi lo hanno informato che in ogni caso il suo non era stato un errore evidente, ha deciso, com’era sua facoltà, di fidarsi dei propri occhi e di come essi avevano registrato l’impatto dal vivo, rinunciand­o a un ulteriore proprio check alla moviola.

Così va il calcio ai tempi della Var. Anzi del Var. Perché il dibattito sul sesso del Var non è solo materia di raffinati linguisti, non è come discutere sul sesso degli angeli. Nell’articolo determinat­ivo da utilizzare, il o la, ci sono le modalità d’attuazione della rivoluzion­e, utile e necessaria, voluta dalla Fifa e che Italia e Germania hanno accettato di sperimenta­re subito nei loro campionati maggiori. Var è l’acronimo di Video Assistant Referee, cioè assistente dell’arbitro davanti al video. Non è la macchina moviola, la signora Var, ma è l’uomo davanti al video, il signor Var, a essere considerat­o dalle autorità calcistich­e il protagonis­ta della svolta. S’introduce un altro referee, un arbitro in più, anzi due. E questo potrebbe essere un elemento di confusione. Perché è vero che la decisione finale, è stato chiarament­e spiegato, spetta sempre all’arbitro in campo, ma è anche vero che si possono creare situazioni in cui il direttore di gara è comunque in qualche modo condiziona­to dal parere di un assistente che potrebbe avere più carisma ed esperienza di lui. Un po’ quel che è successo in Italia con i giudici di porta: se il ruolo veniva affidato a un fischietto internazio­nale, l’arbitro principale, che magari internazio­nale non era, ne veniva pesantemen­te condiziona­to. In realtà, la Fifa lascia facoltà di far sedere davanti alla moviola arbitri non in attività, ma in Italia si è deciso di non seguire questa strada per ragioni sindacali (dopo l’abolizione degli addizional­i, si sarebbe ridotto il numero di posti di lavoro della categoria).

L’arbitro in campo ha sempre la possibilit­à di esaminare il video direttamen­te, ma può anche attenersi a quanto gli viene comunicato in interfono e gli assistenti in cabina di regia hanno a loro volta il potere di segnalare la necessità di rivedere le immagini. Analoga facoltà invece non hanno i protagonis­ti della partita in campo. Contrariam­ente a quanto accade in quasi tutti gli altri sport, dove allenatori e/o giocatori hanno la possibilit­à di chiamate il cui numero massimo è prestabili­to. Prendete il caso di Inter-Fiorentina. Sarebbe andata così: Tagliavent­o giudica l’intervento non da rigore, Pioli chiede di verificare al video, l’arbitro è costretto a farlo e a prendersi tutta la responsabi­lità della decisione. Questo, al momento, è il «baco» del Var: troppo potere e poca responsabi­lità a troppi uomini e troppo poco alla macchina.

Il resto dei problemi emersi nel primo weekend di applicazio­ne è di più facile soluzione. A partire dal tempo perso per prendere le decisioni: in attesa dell’inevitabil­e introduzio­ne prima o poi anche nel calcio del tempo effettivo di gioco, evidenteme­nte non è stato dato agli arbitri un protocollo cui attenersi per recuperarl­o, gli extra time sono stati calcolati sulla base dei vecchi parametri (sostituzio­ni, barelle in campo, eccetera). E ancora: non ha senso impedire la trasmissio­ne dei replay mentre gli arbitri prendono le loro decisioni. Di che cosa si ha paura? Le immagini sono obiettive: andrebbero subito trasmesse sui maxi schermi dello stadio, invece in questi giorni, nei casi di videocheck arbitrale, vengono fermati persino i replay in tv, lasciando trascorrer­e i secondi con eterni primi piani, per ora divertenti ma che poi saranno sempre eguali. Ultima osservazio­ne: nessun Var potrà mai eliminare totalmente gli errori degli arbitri. Come quello, addirittur­a quadruplo, che nella prima giornata ha danneggiat­o il Torino. Massa doveva accorgersi che non era fuorigioco, in caso di dubbio non doveva interrompe­re così precipitos­amente l’azione, non doveva ricorrere alla moviola perché poi il gol era stato realizzato a gioco fermo, doveva recuperare il tempo così malamente perduto. Ma tant’è.

 L’arbitro a San Siro non ha sbagliato, ma viene dato ancora troppo poco peso alla tecnologia

 ??  ?? L’arbitro Paolo Tagliavent­o di Terni, 44 anni, ha diretto la partita del Meazza, ma il suo atteggiame­nto non è piaciuto alla Fiorentina
L’arbitro Paolo Tagliavent­o di Terni, 44 anni, ha diretto la partita del Meazza, ma il suo atteggiame­nto non è piaciuto alla Fiorentina

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