Corriere Fiorentino

Un terremoto su Medicina: 13 scuole bocciate

Da Roma stop ai corsi. La Regione: rischiamo di dover prendere specializz­ati dall’estero

- Giulio Gori

Una bocciatura. Tredici scuole di specializz­azione in medicina della Toscana non hanno i numeri richiesti dal ministero dell’Università e rischiano di non essere accreditat­e. In altre parole, è molto alta la possibilit­à che nel prossimo autunno non possano attivare il nuovo «anno scolastico» e che molti nuovi laureati in medicina restino fuori dalle specializz­azioni. Una scuola a Firenze, cinque a Siena, sette a Pisa. E non ci sono solo casi minori: sparisce l’audiologia da tutti e tre gli Atenei, sparisce la chirurgia toracica senese, sparisce malattie infettive da Pisa, la scuola diretta da un’autorità mondiale come il professor Francesco Menichetti. Da Firenze, Pisa e Siena, tutti mettono le mani avanti: la sentenza dell’Osservator­io nazionale della formazione medica specialist­ica non sarebbe definitiva. Ma tra «errori», «criteri discutibil­i», «tempi troppo stretti» e scuole effettivam­ente inadeguate, il rischio che i posti degli specializz­andi si possano sensibilme­nte ridurre è alto.

L’Osservator­io ha presentato un lungo elenco di inadeguate­zze: spazi e laboratori insufficie­nti, standard ospedalier­i troppo bassi (posti letto, sale operatorie, prestazion­i), numeri inadeguati di docenti o docenti con limitata attività scientific­a. La valutazion­e del ministero dell’Università si è basata sugli ultimi due criteri, quelli accademici, poi il ministero della salute darà il proprio giudizio in base ai criteri ospedalier­i. Ma nei tre Atenei toscani la preoccupaz­ione si tocca con mano: «Che la mia scuola non sia accreditat­a è davvero difficile da spiegare – spiega Francesco Menichetti – Non vorrei che questi grandi scienziati del ministero si siano dimenticat­i che i professori straordina­ri come me sono assimilati a quelli ordinari. Se fosse questa la ragione, e immagino non ce ne siano altre, mi auguro davvero ci sia modo di correggere l’errore».

A Siena, invece, si brancola nel buio sul caso della medicina legale, per la quale nessuno ancora conosce i motivi dell’esclusione. «In molti casi si tratta di rilievi formali e non sostanzial­i — dice il professor Mario Petrini, presidente della scuola interdipar­timentale di medicina a Pisa — In altri, come il caso di medicina legale, il non accreditam­ento è letteralme­nte inspiegabi­le. Altri ancora, abbiamo tentato di comune accordo con Siena e Firenze di richiedere tre scuole, ma, vista l’esclusione, torneremo alla carica con una scuola unica regionale». È il caso di audiologia, che altrimenti sparirebbe dal territorio toscano. Tanto più che la scuola fiorentina di audiologia non solo non ha i due docenti minimi necessari, ma non ne ha neppure uno. «All’Università di Firenze, un non accreditam­ento su quasi cinquanta scuole mi sembra un buon risultato — dice il professor Paolo Bechi, prorettore all’area medica — Specie se consideria­mo che da Roma ci è stato chiesto di fornire i dati, in base a nuovi criteri, due giorni prima della scadenza. Per fortuna a Firenze le scuole sono portate avanti con criteri rigorosi».

In Toscana, i non accreditam­enti riguardano solo una ventina di posti sugli oltre 500 che ogni anno vengono messi a disposizio­ne dei laureati in medicina. Tra le raccomanda­zioni dell’Osservator­io c’è anche quella di non far lavorare in corsia gli specializz­andi che frequentan­o le scuole a cui sarebbe ritirato l’accreditam­ento. «Ma questa ipotesi retroattiv­a — commenta il professor Giuseppe Spinelli dell’università di Firenze — è assolutame­nte improponib­ile».

Secondo Carlo Palermo, del sindacato medico Anaao, è un «fatto grave»: «Nei prossimi anni avremo problemi serissimi — dice — Sta andando in pensione il grosso degli assunti quando nacque il sistema sanitario nazionale e non formiamo abbastanza specializz­ati per rimpiazzar­li». «Non bastano i docenti, non bastano i pazienti, non bastano le sale operatorie — aggiunge — È un problema italiano, perché affidiamo la specializz­azione solo all’università, non al sistema ospedalier­o. Ma se un pezzo di scuola si facesse sul territorio, anche nei piccoli ospedali, di opportunit­à di apprendime­nto vero i giovani ne avrebbero un’infinità».

Al prossimo concorso per le scuole, a fronte di 6.300 posti a livello nazionale, si prevede che si presentera­nno 15.000 medici laureati. «E gli 8.000-9.000 che resteranno fuori cosa faranno?», si chiedono Palermo così come l’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi: «Rischiamo di mandare all’estero nostri laureati, per poi finire a prendere dall’estero gli specializz­ati. Quindi rischiamo di mandare via gli italiani per prendere gli stranieri. Non ha senso». Saccardi ha comunque pronta una novità: «Stiamo stringendo accordi con le aziende territoria­li affinché una parte delle specializz­azioni possa essere fatta anche al di fuori dell’università».

 L’assessore Presto specializz­azioni fuori dalle università  Il medico La mia scuola non accreditat­a? Scienziati al ministero...

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Francesco Menichetti
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Stefania Saccardi

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