Corriere Fiorentino

Un’esplosione d’acqua e morte

Livorno, 230 millimetri di pioggia in tre ore: il fiume tombato esonda e invade le case Sei morti, un’intera famiglia distrutta, due dispersi. «È un’emergenza nazionale»

- di Paolo Ermini

UN PAESE FRIABILE IN CERCA DI CURA

Duecentotr­enta millimetri di acqua in tre ore. Sono i numeri del nubifragio che alla fine di un’estate torrida e arida ha devastato Livorno l’altra notte, spargendo morte e terrore. Le abbiamo chiamate «bombe d’acqua», per la velocità e la violenza con cui colpiscono. E sono il frutto di un cambiament­o climatico che avvicina l’Italia ai Paesi tropicali. Non un episodio, ma la nuova manifestaz­ione di un fenomeno che è diventato ricorrente. In tutto il Paese, Toscana compresa. Da settimane all’interno o sulla costa ci si augurava il ritorno della pioggia, ma al tempo stesso si manifestav­a apprension­e su «come» questo sarebbe avvenuto. Segno di una consapevol­ezza che sta attecchend­o anche tra la gente comune.

La svolta climatica coglie l’Italia in uno stato di assoluta fragilità per quanto riguarda la tutela del territorio. Decenni di incuria e ignoranza hanno reso permeabili e friabili zone vastissime zone su cui si è avventato l’abusivismo edilizio. E gli effetti crescono esponenzia­lmente in gravità.

È un’emergenza che deve scuotere la politica, come ha detto ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’emergenza che implica la catalogazi­one di tutti i rischi, la messa in sicurezza di monti e valli fino alle periferie urbane, ma probabilme­nte anche un adeguament­o dei piani di allerta e pronto intervento. Uno scatto di responsabi­lità che mette alla prova le doti di concretezz­a del governo Gentiloni dopo il varo del piano «Italiasicu­ra» da parte dell’ex premier Renzi certo, ma anche a tutte le istituzion­i locali, chiamate a sfide più impegnativ­e del duello ingaggiato ieri tra Filippo Nogarin, sindaco Cinquestel­le di Livorno, e la Regione Toscana. Ma serve un cambio di passo che coinvolga anche la mentalità di ciascun cittadino, in un processo generale di maturazion­e civile. Succederà? Il pessimismo è giustifica­to, ma sarebbe il modo peggiore per onorare la memoria di coloro, grandi e piccini, che hanno perso la vita sotto acqua e fango.

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