La cinquina della Fiorentina in rosso
Vittoria a Verona, funziona la coppia gol Simeone-Thereau. Pioli: «Il lavoro paga»
La chiave Scatto d’orgoglio dei baby: «Chiesa? Ha la testa sulle spalle, bisogna goderselo»
Manita viola sotto l’Arena e zero cancellato: la Fiorentina può cominciare a risalire. In crescita evidente e padrona del campo dall’inizio alla fine, la viola in rosso (in onore del Colore di Santa Maria Novella) ha dimostrato che la sosta è stata un alleato prezioso per migliorare l’affiatamento di una squadra appena costruita. E che Thereau, nonostante i 34 anni sulla carta d’identità, è un acquisto azzeccato. Della Valle dalla tv avrà certamente apprezzato: se dopo i segnali distensivi dei giorni scorsi cercava una risposta dai suoi, l’ha avuta.
E chissà che allora, magari sabato prossimo contro il Bologna, non possa scegliere di godersi la Fiorentina dalla tribuna del Franchi: «È la vittoria del lavoro — dice Pioli dopo la partita — bisogna insistere, abbiamo un ottimo potenziale e giocatori che vogliono giocare per questa maglia. Io per primo sono felice di essere l’allenatore della Fiorentina, sento la responsabilità di quello che rappresenta questa maglia e lavoro perché questi tre punti siano solo l’inizio di qualcosa di bello. Mi è piaciuto lo spirito e il fatto di non aver preso gol. A volte però ci è mancato il sacrificio comune, la voglia di rincorrere l’avversario. E su questo dovremo lavorare tanto».
Nella goleada della squadra di Pioli, vanno salutati con piacere le prime reti in Italia di Veretout (bravissimo e non solo per il gioiello su punizione) e Gil Dias, anche se la modestia del Verona consiglia di non eccedere nei complimenti. Senza gioco e a lungo fischiato dai propri tifosi, l’Hellas ha mostrato una difesa di burro (disastroso il portiere Nicolas) e un attacco inconcludente, con l’atteso ex Pazzini stretto nella morsa Pezzella-Astori e praticamente mai pericoloso. Serviranno altri esami insomma, di certo del pomeriggio viola al Bentegodi è piaciuto tutto. L’approccio prima di ogni altra cosa. Moscio sia a San Siro che con la Sampdoria, determinato, anzi addirittura decisivo ieri, visto che dopo un minuto e 48 secondi esatti il Cholito (per gentile concessione di Nicolas) aveva già segnato. Nel primo tempo però si è rivisto anche il gioco palleggiato e palla a terra degli anni scorsi. Con Badelj signore del centrocampo, Veretout ottima spalla e Benassi bravissimo ad accentrarsi con i tempi giusti. L’ex granata a proposito entra in tutti i primi tre gol viola (da apprezzare soprattutto il lancio su Chiesa nell’azione del rigore del 2-0) e dimostra di essere sulla strada giusta per integrarsi anche in ruolo non propriamente suo. Della baby Fiorentina però piace anche e soprattutto lo spirito.
L’abbraccio forte tra Chiesa e Pioli, appena dopo l’uscita dal campo del giovane figlio d’arte, è il simbolo migliore per esprimere il buono che c’è nello spogliatoio viola: «Chiesa bisogna goderselo — aggiunge l’allenatore — ha la testa sulle spalle e di questi tempi queste cose sono una rarità. A volte dovrebbe fare scelte più lucide, ma non ha neppure vent’anni: lasciamolo crescere».
Detto del primo tempo (finito 0-3, dopo il gol su azione d’angolo di Astori), resta da raccontare una ripresa soporifera, resa interessante solo dal bolide da 25 metri di Veretout e dai cori dei tifosi. D’affetto tra una curva e l’altra, di scherno per il mister veronese Pecchia, «beccato» dai veronesi con cori al fiele («Pecchia portaci in Europa», «Vinceremo il tricolor»): per lui spira aria di tempesta, tanto che al Bentegodi già ieri si faceva il nome di Mandorlini. Nel finale, prima del quinto gol firmato Gil Dias (altra papera di Nicolas, che si fa passare il pallone sotto le gambe), interessante anche l’esperimento di Babacar come attaccante di sinistra nel 4-2-3-1. Pioli d’altra parte l’aveva detto: «Voglio una squadra duttile e che dia pochi punti di riferimento». Sta nascendo una nuova Fiorentina. Ancora tutta da scoprire. Ma forse non tutta da buttar via come si sentiva dire in giro.