Nogarin-Rossi, un duello sull’allerta
Scontro sulle responsabilità. Rossi: avevamo avvisato Il sindaco: non c’erano le condizioni per l’alert alla città
A far scattare la prima scintilla della polemica, ieri mattina, è il vice coordinatore regionale di Forza Italia, Massimo Mallegni, che punta l’indice contro la Regione: a differenza di Liguria e Lazio, dice, «la Toscana è rimasta immobile di fronte alla minaccia». Così, quando il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, parla di «evento non prevedibile», il governatore Enrico Rossi, appena uscito da una videoconferenza con Angelo Borrelli, capo della Protezione civile nazionale, puntualizza: la Regione «aveva diramato sabato un codice arancione, cioè uno stato di allerta. E i tecnici mi dicono che il codice arancione non è molto diverso da quello rosso».
Nel ping pong i toni crescono ad ogni rimbalzo. «Arancione o rosso — ribatte Nogarin — a casa mia sono due cose differenti. Arancione non ci metteva nelle condizioni di far partire un alert alla cittadinanza. L’allerta arancione è emanata in continuazione, è molto facile scaricare la responsabilità sui sindaci».
Nogarin e Rossi hanno poi un faccia a faccia a Livorno, i toni si ricompongono, l’obiettivo comune è far fronte alle difficoltà della città. «Chi — dice ancora il sindaco — tenta di speculare su questo, è irrispettoso nei confronti di chi è morto. Sono schifato da chi solleva questa polemica». Poi però Nogarin alimenta di nuovo lo scontro: «Il problema non è l’alert system, ma la mancanza di programmazione nella pulitura negli interventi sui fossi. Tutto in mano ad altri, non al Comune».
La polemica ormai infiamma. Durissima l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni: «Il sistema di allerta era adeguato alla natura dell’evento e ha funzionato perfettamente. Mi pare che il sindaco Nogarin stia cercando di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono. Non a caso il Comune di Pisa, che ha ricevuto le stesse comunicazioni, ha messo in atto tutti meccanismi previsti di alert system, dagli sms alle mail alle telefonate ai numeri fissi».
Previsioni, codici di allerta, avvisi ai cittadini, manutenzione dei corsi d’acqua, il dibattito è ampio. «Un evento del genere — spiega Giovanni Massini, direttore della Protezione civile regionale — non era prevedibile, si è trattato di un temporale così concentrato e prolungato che statisticamente può avvenire ogni 4-500 anni. Però sabato abbiamo emesso un’allerta arancione: gli strumenti da mettere in campo sono gli stessi della rossa; l’unica differenza è solo l’estensione del fenomeno: con l’allerta rossa è più generalizzato». Massini difende anche il sistema di manutenzione: «Le esondazioni sono dipese dall’intensità del fenomeno, perché i corsi d’acqua e le casse d’espansione dell’Ardenza erano a posto».
Secondo le norme regionali, l’allerta arancione prevede il «possibile innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua minori, con inondazioni delle aree limitrofe, anche per effetto di criticità locali (tombature, restringimenti, occlusioni delle luci dei ponti, ecc)» e spiega che «sono previsti fenomeni pericolosi per l’incolumità delle persone».
Tra i provvedimenti da prendere con il codice arancione è prevista l’«informazione preventiva della popolazione». Sa-
L’assessore Fratoni Il sindaco non si è mai presentato agli incontri che abbiamo fatto dopo le recenti alluvioni e non ha neanche installato la nostra app
bato pomeriggio, il Comune di Livorno ha diffuso l’allerta tramite il proprio sito web, invitando i cittadini a non parcheggiare le auto e a non camminare sotto gli alberi e a non usare moto e scooter. Nel frattempo ha attivato la Protezione civile, l’ha messa a vigilare sui punti critici e ha piazzato un’idrovora al sottopasso di via Firenze. Ma nessuna chiamata diretta ai cittadini. A venire indirettamente in soccorso di Nogarin, è il sindaco Pd di Siena Bruno Valentini, responsabile nazionale della Protezione civile per l’Anci, l’associazione dei Comuni: «La frequenza delle procedure di allerta meteo sta aumentando esponenzialmente. I cellulari dei sindaci sono intasati da questi messaggi, non sempre corrispondenti alla reale evoluzione meteorologica, causando una sovraesposizione dei primi cittadini, alla quale non corrispondono mezzi e risorse sufficienti».
Quella di ieri è la settima allerta meteo «arancione» che riguarda il Comune di Livorno da settembre 2016. Una ogni 50 giorni. Ma Fratoni spiega che dopo le polemiche sulla piena dell’Arno del 6 novembre scorso, «abbiamo fatto dei briefing con tutti i sindaci toscani, ma Nogarin non si è presentato. In quell’occasione abbiamo spiegato il funzionamento di una app, “Cfr Regione Toscana”, sui cui i sindaci possono introdurre dei codici che li avvertono con degli allarmi sonori molto forti quando ci sono situazioni di pericolo nel loro territorio. Mi chiedo se Nogarin l’abbia installata, perché se i livelli pluviometrici del rilevatore di Livorno superano una certa soglia, gli dovrebbe arrivare in diretta l’avviso sul cellulare».
Il pluviometro livornese dell’istituto Lamma ha registrato l’impennata delle precipitazioni tra mezzanotte e mezzo e le tre di ieri notte. L’acqua alta in via Nazario Sauro è arrivata poco dopo le 5 e mezzo. Ci sarebbe stato il tempo di far partire la telefonata ai livornesi? Nogarin ammette che quell’app sul suo smartphone non ce l’ha installata. Ma il sistema di protezione civile, con l’acqua alta già alle 8 di sabato sera nel quartiere di Corea e con l’unità operativa attivata da sabato pomeriggio, avrebbe dovuto e potuto reagire comunque. «Ora — spiega ancora Valentini — occorre procedere a quella verifica dell’attuale sistema di allerta meteo rispetto al quale da tempo l’Anci manifesta preoccupazione».