QUEL CHE MANCA (NON SONO COLORI)
Nella tragedia di Livorno la questione più sensata è quella posta dal vescovo Simone Giusti, che dinanzi al panorama devastato della sua città si è chiesto sgomento se fatti del genere non possono essere previsti prima che accadano. La risposta è purtroppo affermativa. E non occorre un cartomante. Basta infatti leggere i rapporti che da decenni denunciano la condizione di rischio in cui si trova anche la Toscana, a iniziare da quello mirabile lasciatoci 50 anni fa dalla Commissione De Marchi che, all’indomani delle alluvioni di Firenze e Venezia del 1966, sottolineò l’importanza delle politiche di prevenzione e programmazione contro ogni forma di rischio idraulico. Cinquant’anni dopo siamo ancora alle prese con l’applicazione di una disciplina che negli anni ha preso una piega grottesca, nella sostanziale disattenzione generale degli stessi che offrono la propria solidarietà alle vittime del cataclisma. Come nella disattenzione generale pare caduto anche il recentissimo rapporto denominato «Casa Italia» voluto da Renzi all’indomani del sisma del 2016, dove si riferisce che i disastri naturali hanno provocato negli ultimi 70 anni oltre 10.000 vittime e danni per circa 290 miliardi di euro.
A tacere dei condoni e delle sanatorie edilizie di tutti questi anni, che dire poi del tentativo più volte fallito di dotare l’Italia di una legge sul governo del territorio meno anacronistica di quella tuttora vigente che risale al tempo dei Savoia? Come se la società italiana, l’economia e l’organizzazione territoriale di oggi fossero le stesse del ventennio fascista. E quale sorte toccherà al disegno di legge contro il consumo di suolo? Nessuno ne parla più. Eppure proprio sull’uso dissennato del suolo e del sottosuolo da anni la Commissione Europea ha puntato l’attenzione per chiedere agli Stati politiche territoriali che pongano al centro la questione ambientale. Che, come Livorno insegna, è sempre più una questione sociale e riguarda anche l’Italia dove milioni di persone vivono, spesso a loro insaputa, su territori a costante rischio idraulico e idrogeologico. Una questione che non risparmia neppure la Toscana, dove una ricerca dell’Irpet già nel 2010 indicava un consumo di suolo regionale superiore a 460 metri quadrati per abitante. Proprio in questi giorni si conclude la raccolta pubblica di firme «People 4 Soil» per chiedere all’Unione Europea una disciplina specifica a tutela del suolo e dei suoi sempre più fragili equilibri ecosistemici.