«Amici degli Allori, per riscoprire chi siamo»
Presentata al museo Stibbert l’associazione a sostegno del cimitero di via Senese
Pagine e pagine di letteratura e opere d’arte qua e là sparse nel mondo li tengono ancora in vita, ma niente è stato fatto per le loro spoglie, almeno per quelle senza più lacrime da decenni. Si impegna a risarcirle la neonata associazione «Amici degli Allori», ieri ufficialmente presentata nel salone del Museo Stibbert.
«Vogliamo raccogliere un racconto d’amore e non solo pulire le erbacce o restaurare i mausolei», dice Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario ai Beni culturali, che con Grazia Gobbi Sica (presidente) ha illustrato l’iniziativa. «Forse è una lettura sofisticata — aggiunge — ma una passeggiata nel cimitero agli Allori, è utile per capire la cultura umanistica di Firenze e l’interesse che per essa hanno nutrito gli uomini che qui scelsero di vivere e poi di morire».
La galleria di personaggi è intrigante e parla la lingua di 30 nazionalità e pensa secondo il credo di 50 religioni. Il cimitero
custodisce sostanzialmente la memoria americana della città ma è cospicua la presenza russa (300 defunti) come sintetizza la ricerca di Lucia Tonelli che firma la prefazione del volume In loving memory. Il cimitero agli Allori
di Firenze scritto da Grazia Gobbi Sica e pubblicato da Olschki.
«Stiamo cercando gli eredi della tomba Racà, un mausoleo ebraico ormai in rovina eppure bellissimo — aggiunge Grazia Gobbi Sica — e ci sta a cuore la stele del pittore Luigi Rubio seppellito con la moglie Vera, l’allieva preferita di Chopin». Non è facile rintracciare gli eredi per tantissime sepolture dove la natura ha la meglio sul rispetto di effigie in cirillico, o in altre lingue. Provare a decifrarle significare aprire uno squarcio tra Firenze e i suoi legami col mondo intero negli ultimi due secoli. Alla galleria di personaggi si è aggiunta la fiorentinissima Oriana Fallaci. Nel pantheon degli artisti d’Oltreoceano, a riprova dell’internazionalità di Firenze, c’è lo stesso Stibbert, che per primo si giova dell’opera di sensibilizzazione dell’associazione. La famiglia Pandolfini ha già restaurato la cappella che accoglie le sue spoglie e quelle della sorella. Nella terra fredda laggiù sulla vecchia Senese riposano tra gli altri, i Fantacchiotti, padre e figlio, i Romanelli, Antonio Bacci e Antonio Maraini. E anche gli scultori stranieri che avevano scelto di operare a Firenze come Adolf von Hildebrand, Thomas Ball, Larkin Goldsmith Mead. Alla presentazione, molto partecipata, sono intervenuti per il Comune di Firenze, l’assessore Sara Funaro, la presidente del Cimitero Francesca Paoletti, l’ex parlamentare e ministro Valdo Spini e il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani.
La sottosegretaria Borletti Buitoni: «L’obiettivo non è solo togliere le erbacce o restaurare mausolei»