Strage Erasmus, per l’autista archiviazione bis
Il giudice spagnolo: nessun indizio di colpevolezza. Orlando scrive a Madrid: cause da chiarire
Non ci sono indizi per accusare l’autista del bus: in Spagna è stata archiviata l’inchiesta-bis sull’incidente in cui morirono 13 studentesse Erasmus. I genitori annunciano il ricorso.
Il terzo colpo al cuore è arrivato lunedì sera, quando gli avvocati dalla Spagna hanno riferito notizie che i genitori stentano ancora a credere. «Il messaggio che filtra è che non è colpa di nessuno», dicono alcuni di loro.
Il giudice Eduardo Josè Navarro del tribunale di Amposta, piccolo comune della Catalogna, non ha trovato infatti nessun indizio di colpevolezza e per questo ha sancito la seconda archiviazione del procedimento penale sulla strage delle studentesse Erasmus, vittime di un incidente stradale il 20 marzo 2016, mentre viaggiavano su un autobus verso Barcellona. Tredici morti, con età comprese tra i 18 e i 25 anni, per cui a questo punto difficilmente verrà aperto un processo: la prima archiviazione del novembre scorso era stata, infatti, respinta per la mancanza di un interrogatorio all’autista del bus, l’unico indagato della tragedia. Ma ora che le sue parole sono a verbale, è dura sperare in un altro ribaltone.
Le famiglie delle vittime comunque annunciano un nuovo ricorso, sospinte da una rabbia che sa molto di una giustizia negata. Un anno e mezzo dopo, per arrivare ad un nulla di fatto.
Diciotto mesi di tira e molla, di perizie poi non considerate, di decisioni prese, ribaltate e infine confermate di nuovo. Diciotto mesi da quel giorno i cui il bus che stava riportando a Barcellona degli studenti Erasmus che avevano appena assistito a Las Fallas (la «festa delle luci») a Valencia iniziò a sbandare lungo l’autostrada AP 7 all’altezza di Freginals, fino a invadere la corsia opposta e schiantarsi sul guardrail. Tredici vittime in tutto, tra cui le tre toscana Lucrezia Borghi di Greve in Chianti, Valentina Gallo di Firenze ed Elena Maestrini di Gavorrano. Un viaggio a basso costo quello per Las Fallas, pagato una decina di euro, organizzato da un’associazione parauniversitaria che i genitori hanno chiesto più volte venisse inserita nell’inchiesta per valutarne eventuali responsabilità. Richiesta mai accettata dal tribunale, come quella legata ai parametri di sicurezza della società autostrade spagnole, per le famiglie coinvolte in questo dramma ben al di sotto delle norme europee.
Ma i magistrati iberici hanno continuato a indagare solo sull’autista del bus, il 62enne Santiago Rodriguez Jimenez. La prima archiviazione del procedimento è arrivata per decisione del giudice Gloria Granell Rul quando l’uomo non era stato neanche interrogato dalla polizia federale catalana. Una lacuna focale nel ricorso presentato subito dopo dalle famiglie, che infatti venne accolto dalla Corte Superiore spagnola. L’interrogatorio c’è stato il febbraio scorso e in quell’occasione Jimenez ha respinto tutte le accuse, ribadendo di non essersi distratto e di aver dormito il tempo regolamentare, puntando il dito invece contro un malfunzionamento dei freni e la pioggia. «Il sistema di frenata non ha funzionato su nessuna ruota, anche perché la strada era bagnata», le sue parole agli atti, in cui il nuovo giudice Navarro, come il suo predecessore, non ha trovato indizi di colpevolezza tali da procedere, rimandando tutto alla fase civile. Ora le famiglie hanno cinque giorni per presentare un «reclamo», un altro ricorso. Magari sperando che serva l’intervento che ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha scritto al suo omologo spagnolo, Rafael Català Polo, «auspicando che ci sia ancora la possibilità di chiarire le cause e le circostanze dell’incidente». Ma, allo stato delle cose, la visione di un processo diventa piuttosto un miraggio.