«Loro vogliono insabbiare ma faremo ancora ricorso»
I genitori delle vittime: le nostre figlie uccise ancora una volta
«Vergogna». Gabriele Maestrini, il padre di Elena, lo scrive quattro volte in un lungo postsfogo su Facebook. Dopo la seconda archiviazione, per i genitori, è difficile trovare le parole. Si dicono «increduli», «arrabbiati», «delusi», «abbandonati». Una spirale di emozioni che riaccende il dolore, come in quella mattina di marzo. «Come se le avessero uccise per l’ennesima volta», continua Maestrini che non esclude di andare davanti al tribunale spagnolo a manifestare. E c’è anche chi fa un appello per boicottare la Spagna: «Consiglio ai genitori di non mandare là i propri figli e ai turisti di scegliere un’altra meta», dice da Torino Alessandro Saracino, padre di Serena, una delle tredici vittime.
Questi diciotto mesi sono stati per tutti loro un’agonia, in cui la speranza di andare fino in fondo al disastro riappariva solo per scomparire subito dopo. È accaduto con la prima archiviazione ed è accaduto ancora. «Hanno archiviato senza tener conto delle perizie della polizia catalana, in cui si dice chiaramente che il bus ha sbandato in maniera anomala più volte», spiega il padre gavorranese. Tra di loro, le famiglie italiane legate dalla tragedia sono in stretto contatto attraverso un’associazione («Genitori Generazione Erasmus: perché non accada mai più») che mira a garantire standard di sicurezza adeguati agli studenti Erasmus. Insieme, sono pronte a dare battaglia. Lo conferma Lorenzo Boccaccini, avvocato della famiglia della fiorentina Valentina Gallo. «Certamente proseguirà su ogni strada possibile — afferma — perché siano accertate le responsabilità dell’incidente e mi risulta che i nostri colleghi avvocati in Spagna stiano già preparando un reclamo».
Un altro ricorso, quindi, in cui verranno inserite tutte le relazioni legate anche alla sicurezza stradale e all’associazione parauniversitaria che aveva organizzato il viaggio. Ma aspettando un altro difficile ribaltone, per ora prevale la rabbia. «Ci sono voluti diciotto mesi per archiviare un omicidio — tuona Maestrini — e la nostra preoccupazione è che sembra che si voglia insabbiare, si tiri ad archiviare, si voglia in Spagna chiudere la questione al più presto, come se rispetto alle vite dei nostri figli pesasse di più il business del turismo, compreso quello legato agli studenti». Il maremmano annuncia «una battaglia alla morte», così come i genitori di Lucrezia Borghi, Fabrizio e Cecilia. «Siamo arrabbiati, delusi ma soprattutto increduli — dicono — Non è accettabile pensare che non ci sia la colpa. Ci sentiamo abbandonati». E in quest’ultima accusa rientrano anche le alte autorità che, nel corso dei mesi, hanno assicurato il loro impegno sulla vicenda, dall’ex premier Matteo Renzi al ministro Valeria Fedeli. Sono gli stessi genitori a tirarli in ballo, così come fanno con l’università di Firenze, a cui tutte e tre erano iscritte. «Esprimo ancora una volta la solidarietà e la vicinanza alle famiglie — dice il rettore Luigi Dei — Siamo profondamente dispiaciuti che nonostante il supplemento di indagini resti ancora non chiarita la dinamica di questo incidente». «Noi continuiamo a combattere — conclude Maestrini — per dare giustizia a queste ragazze ed evidenziare le criticità nei confronti dei nostri giovani che partecipano all’Erasmus».
Il padre di Elena Hanno archiviato senza tenere conto delle perizie della polizia catalana: lì si dice chiaramente che il bus ha sbandato in modo anomalo più volte Vogliono chiudere la questione