Uffizi, i sospiri dolorosi delle statue viventi
La performance della Beecroft nella sala della Niobe
Tacciono i violini, «suona» il respiro. La seconda e ultima performance di Vanessa Beecroft per la decima edizione Firenze Suona Contemporanea ricrea nella Sala della Niobe una piccola magia: statue umane come elfi bianchi, slavate, nude, ricoperte di seta, eteree e sofferenti; 23 giovani modelle che interagiscono con le statue «vere» che da secoli mettono in scena il mito di Niobe con i suoi 14 figli crivellati di frecce nella seconda sala più celebre degli Uffizi. Le statue tutto intorno lungo le pareti, e le modelle nel mezzo, a comporre un trait d’union tra la storia e il contemporaneo. Questa volta non c’è il Flame Ensemble a guidare la performance con la musica di Julius Eastman. Le ragazze sono sole, immobili, sofferenti al pari e in contrasto con le opere. Respirano, sospirano, ansimano di dolore. La scena è tutta per loro. È Il respiro delle statue, titolo della doppia performance che ha visto la Beecroft — nell’ambito del festival diretto da Andrea Cavallari — confrontarsi a suo modo col tema del dolore: Giovanna d’Arco prima, Niobe e i suoi figli ieri. Dopo l’esperimento «musicale» di venerdì scorso nel cortile di Palazzo Strozzi, l’artista anglo-italiana torna alle origini e riempie la Galleria nel suo giorno di chiusura con due set ravvicinati della seconda parte del suo lavoro che da venti anni la vede calcare le scene dell’arte contemporanea internazionale creando rappresentazioni plastiche attraverso nudi femminili. (foto: Riccardo Cavallari) Sotto due momenti della performance (foto: Cambi/Sestini)