«Sono io il vero nemico di CasaPound»
Tomasi, sindaco di Pistoia, parla dei suoi primi 100 giorni: ripartire da decoro e sicurezza
«Le critiche di CasaPound? Sono io il loro vero nemico». Alessandro Tomasi, il primo sindaco di destra della storia di Pistoia, traccia un bilancio dei suoi primi 100 giorni.
Sandy, un ragazzo di colore che bazzica piazza Duomo, ferma il sindaco sulla porta del palazzo di Giano. Lo abbraccia. «Se fai così rovini la mia fama di fascista», scherza Alessandro Tomasi scostandolo. Sono passati 100 giorni da quando l’ex fornaio di Fratelli d’Italia, per la prima volta, ha solcato quella porta da sindaco, ma gran parte del registro ironico cittadino su di lui si gioca ancora sulla sua provenienza culturale e politica. «Ho sempre cercato di spiegare che il Duce non può essere un mito o un valore: lo sono la giustizia sociale e l’onestà», spiega. Il lavoro di Tomasi si è concentrato immediatamente su decoro, sicurezza, agibilità delle strutture sportive. È preoccupato dalle «decine di cose ferme per le lentezze amministrative». All’orizzonte invece ci sono il ritorno alle origini del Pistoia Blues e un grande evento conclusivo per la Capitale della cultura con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Stiamo cercando di concordare una data per la sua visita», dice.
Che impatto ha avuto con la realtà amministrativa?
«Mi aspettavo questa mole di lavoro, tuttavia la realtà è stata scoraggiante: mi sono trovato di fronte a procedimenti amministrativi a metà, scelte annunciate dal precedente governo che non sono state realizzate». Ad esempio? «Le partite sulla revisione delle aziende partecipate, sul destino del polo universitario pistoiese e su quello del centro di ricerca sul vivaismo sono tutte aperte. Tutte ferme, in attesa di una risposta da anni. Dobbiamo far sì che d’ora in poi anche i privati diventino un valore per questa città».
Come pensa di attrarre investimenti dalle aziende sulle iniziative pubbliche, visto che fino ad oggi non è accaduto?
«Vorremmo sfondare un muro culturale: il privato non è il male. Abbiamo già inviato diverse lettere alle aziende per farle investire sugli eventi che organizzeremo a Natale. Il 10 ottobre abbiamo convocato il tavolo dello sviluppo economico con sindacati e associazioni di categoria: decideremo insieme dove mettere le risorse». Ce ne sono? «Poche, ma vanno ben utilizzate. Innanzi tutto cominceremo coi soldi della liquidazione di “Pistoia Futura”: 250 mila euro».
Anche la Capitale della cultura ha sofferto la mancanza di investimenti privati: cosa salva dell’iniziativa?
«Abbiamo riunito il tavolo promotore, che rimarrà in piedi e si rivedrà fra meno di un mese per progettare il 2018: vorremmo una città capitale cultura permanente, vorremmo strutturare l’offerta».
È più tornato al forno di famiglia, dove lavorava prima di diventar sindaco?
«Un mese fa, con un po’ di nostalgia. Mi mancano le persone del mondo della notte: c’è una solidarietà non detta che di giorno è difficile da ritrovare. Sono tornato anche al mercato ortofrutticolo, dove andavo e vado perché non esitarono a far credito a mia madre quando aprì l’azienda».
Si è sentito «liberato» dalle critiche ricevute da CasaPound e Forza Nuova?
«Queste formazioni esistono quanto più la sinistra dà loro considerazione. Ora posso dirlo: la strada più facile sarebbe stata anche per me quella della contestazione. Ma noi, questo gruppo che ha vinto le elezioni, abbiamo costruito un percorso nelle istituzioni. Ho sempre cercato di spiegare alle persone che condividevano la mia idea di destra che il Duce non può essere un mito o un valore: lo sono semmai la giustizia sociale e l’onestà. Noi qui abbiamo prosciugato CasaPound, siamo noi i loro veri nemici».
Sente il peso di essere un modello per la destra che vuol governare sul territorio?
«Non voglio diventare un pupazzino, voglio far bene per i cittadini. Dobbiamo combattere lo stereotipo della destra che fa scenate; non vorremmo essere politici dalle facili sparate. Non voglio anteporre la mia persona alla missione da sindaco, ma essere capace di governare e saper leggere cosa vogliono i miei cittadini».
Quali sono state le sue prime preoccupazioni?
«Cercare di riportare decoro e sicurezza, soprattutto nei parchi e nei luoghi pubblici: i primi risultati già si vedono».
Perché alcune telecamere di sorveglianza erano spente?
«Erano rotte ma non aggiustate dalla precedente amministrazione: per loro la sicurezza non era una priorità. Saranno tutte sostituite da quelle di nuova generazione».
Come sarà il prossimo Pistoia Blues?
«L’obiettivo è sempre quello di avere grandi nomi, ma soprattutto di ricostruire il clima degli albori: lo vorremmo concentrare in quattro giorni, con il ritorno dei mercatini».
Capitale della Cultura Pensiamo a un grande evento conclusivo: ospiteremo anche il Presidente Mattarella Pistoia Blues L’obiettivo è ricostruire il clima di un tempo: ritorno ai quattro giorni di festival e mercatini Telecamere Erano rotte: Bertinelli non le aveva aggiustate, per lui la sicurezza non era una priorità