«Malattia immaginaria» Ma era un tumore. Risarcita
Aveva un tumore ma il medico le disse che era ipocondriaca: dovrà pagarle 50 mila euro
Nel 1993 andò dal medico di famiglia per un nodulo alla gola, ma lui le disse che era solo ipocondriaca, che la sua era un «malattia immaginaria». Invece era un tumore. Oggi, dopo oltre vent’anni di cure, la donna — un’impiegata livornese di 50 anni — ha vinto almeno la lunga battaglia legale: la Corte d’Appello ha condannato il medico a risarcirla con 50 mila euro.
«Mi diceva che ero solo dimagrita, che ero una malata immaginaria»
Un risarcimento da 50 mila euro che un medico di famiglia dovrà rifondere a una sua paziente: lei aveva il cancro, ma lui la «bollò» di ipocondria. Lo ha stabilito ieri la Corte d’Appello di Firenze, dando ragione alla donna dopo una lunga battaglia legale durata 18 anni. La vicenda riguarda un’impiegata livornese, oggi 50 enne, che da 20 anni ancora combatte per sopravvivere alla malattia. Nel 1993 la donna aveva 24 anni quando si presentò dal medico curante perché aveva sentito un piccolo nodulo alla gola: il medico, però, minimizzò la questione spiegandole che probabilmente è «una ghiandolina normale» che aveva già da tempo, ma che era emersa solo perché la donna era molto dimagrita dopo la rottura di un fidanzamento. «Mi chiamava malata immaginaria — racconta lei al Tirreno — ma mi fidavo di lui, era un amico di famiglia e all’epoca era un’istituzione». Nel corso di 4 anni la donna tornò varie volte dal dottore, preoccupata perché il nodulo cresceva. Il medico fece altre diagnosi, dalla toxoplasmosi alla mononucleosi, senza però chiedere approfondimenti specifici. Solo nel 1997, grazie al consiglio di un amico veterinario, la donna si sottopose a controlli approfonditi. «Perché ha aspettato così tanto a fare l’ecografia?», le chiesero a quel punto in ospedale. Diagnosi: carcinoma midollare alla tiroide, ormai grande tre centimetri. Da allora, un’infinità di interventi chirurgici a Pisa e a Milano, ricoveri continui a Livorno, le recidive che non danno mai tregua, le metastasi che arrivano fino al fegato. Ma lei continua a combattere, tanto che 11 anni fa è anche diventata mamma. E ora, assistita dagli avvocati del foro di Livorno Riccardo Finockkì e Monica Pacetta, ha vinto una battaglia, quella giudiziaria. Quella per sopravvivere continua ogni giorno.