Sanità, privati in calo «Con i tagli al budget non si sopravvive»
Per Villa Donatello stop di un anno e trasferimemento a Villa Ragionieri
La prossima inaugurazione di Prosperius in via di San Domenico potrebbe andare a coprire un nuovo vuoto della sanità privata fiorentina. A Villa Donatello, la proprietà di Unipol pensa a un arrivederci temporaneo: la struttura di piazzale Donatello ha bisogno di una ristrutturazione anche per adeguarsi alle normative anti-sismiche. E dovrebbe spostarsi per il tempo dei lavori, almeno un anno. Tra le possibili destinazioni, come anticipato da La Repubblica, c’è Villa Ragionieri, sempre di proprietà di Unipol. Anche se l’ex clinica di Sesto Fiorentino resta in vendita. Il «monopoli» di Unipol (secondo cui «Villa Donatello è in salute, fa utili e non c’è alcun progetto di chiusura delle attività») è un po’ lo specchio della crisi della sanità privata fiorentina e toscana. Dal 2004, da quando lo Stato ha cominciato a ridurre i finanziamenti, nella regione l’offerta sanitaria privata è passata da essere il 3,8 per cento al 2,5 per cento dell’offerta complessiva. Negli ultimi anni, solo a Firenze, oltre a Villa Ragionieri, hanno chiuso i battenti anche Villa Santa Chiara, la clinica di Poggio Sereno e la casa di cura Poggiolino. Chi per difficoltà di bilancio, chi per impossibilità di ammodernare la struttura. «Nel 2004, prima dell’inizio della crisi del settore, in Toscana una casa di cura da 80 posti letto aveva un tetto di convenzioni poco sopra i 3 milioni di euro ed eravamo già ai limiti di sopravvivenza; da allora abbiamo perso il 17 per cento del budget — dice Francesco Matera, presidente regionale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) — E se una volta, ad esempio per una cataratta, c’era il ricovero e la tariffa era di 1.200-1.300 euro, oggi l’intervento è ambulatoriale e non si va oltre i 900. Così è difficile sopravvivere». Al contrario della sanità privata, il cosiddetto terzo settore (o privato sociale) negli ultimi anni sta prendendo sempre più campo. Il core business delle associazioni è diverso: non la chirurgia e i ricoveri delle classiche cliniche, ma tutto il capitolo di analisi e diagnostica, cui gli utenti si rivolgono viste le lunghe liste d’attesa del settore pubblico.