Il Columbus a Friedman nel giorno dell’addio di Trump all’Unesco
Il giornalista: è un mondo sotto sopra
Un premio che rende merito ai «costruttori di civiltà» consegnato a due americani nelle stesse ore in cui, proprio gli Stati Uniti lasciavano l’Unesco colpevole, secondo l’amministrazione Trump, di posizioni anti israeliane. È su questo filo che si è celebrata, ieri, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, la ultima edizione del Premio Columbus del Rotary Club Firenze Est. A sottolineare la coincidenza di eventi è stato Alan Friedman, il giornalista statunitense trapiantato in Italia, introdotto dal direttore del Corriere Fiorentino, Paolo Ermini.
Friedman, ricevendo il premio non ha rinunciato a una battuta sull’ultima mossa di Trump, ricordando come l’uscita degli Usa dall’organizzazione culturale delle Nazioni Unite ne decurterà di un terzo le risorse finanziarie. In un «mondo sotto sopra come quello di oggi — ha detto poi Friedman ritirando il premio dal presidente del club Francesco Tonelli — tornano in mente le parole di Henry Louis Mencken, che negli anni ’20 profetizzò la possibilità di vedere un cretino alla Casa Bianca dato che, via via che la democrazia avanza i suoi inquilini rappresentano più da vicino l’anima del popolo». A ricevere il Columbus, poi, un altro americano, Michael Spence: già premio Nobel nel 2001 con Stiglitz e Akerlof per i loro studi sulle asimmetrie informative nei mercati, Spence dal 2011 insegna Economia alla Bocconi di Milano. Premiata anche l’Italia con Carlo Pizzocaro, imprenditore nel settore farmaceutico con la sua Fidia, che, proprio negli Usa, trova la prima piazza per l’export dei suoi prodotti. In giorni in cui la figura di Colombo è oggetto di attacchi inediti — secondo teorie radicali il 12 ottobre 1492 non segna la scoperta, ma la distruzione del Nuovo Mondo — il premio Columbus, vuole «celebrare l’ingegno e lo spirito pionieristico dell’esploratore, premiando personalità accomunate dalla volontà di unire e non di dividere» come è stato ricordato ieri sera.
La profezia Oggi mi torna in mente quello che scrisse negli anni Venti Louis Mencken: avremo un cretino alla Casa Bianca