CASE PASSERINI E LE IDEOLOGIE
Il termovalorizzatore di Case Passerini continua ad essere oggetto di una discussione ideologica. I sindaci dei Comuni di Sesto e Campi scrivono al Presidente della Regione chiedendogli di «rivedere» le decisioni di pianificazione e cancellare l’impianto.
Indipendentemente dall’esito della sentenza del Consiglio di Stato, attesa per dicembre. Attendiamo, quindi, la risposta del Governatore, ma alcune osservazioni alla lettera dei sindaci sono d’obbligo. La scelta di fare l’impianto e della localizzazione non ha niente di «anacronistico». L’impianto è di nuova generazione, a impatto ambientale pressoché nullo e la localizzazione ottimale nell’area metropolitana come rilevato anche dallo stesso Tar. Anzi l’integrazione fra produzione di energia e calore con il nuovo aeroporto produrrà un miglioramento netto delle emissioni nell’area. I due sindaci chiedono di azzerare una previsione impiantistica senza dirci come sostituirla, a parte generici riferimenti a «buone pratiche». La principale area metropolitana della Regione per abitanti e attività produttive non dispone di un proprio impianto di trattamento dei rifiuti e dipende da altri impianti in Toscana e fuori, prevalentemente discariche. L’impianto invece chiude un ciclo fatto di riciclo al 70% e recupero energetico per il 20% e un 10% in discarica, come prescrive il Piano regionale dei rifiuti voluto dalla Regione. Il riferimento al calo di raccolta differenziata nell’Ato centro è strumentale. I due sindaci sanno benissimo che la riduzione deriva da una modifica di metodo di calcolo e non da dati reali, che sono invece in crescita. Di quello di cui dovrebbero preoccuparsi è l’ormai cronico fenomeno degli abbandoni in strada dei rifiuti speciali, una vera e propria emergenza che Alia sta cercando di contenere, con scarso aiuto. L’impianto è stato oggetto di una gara ad evidenza pubblica per la scelta del partner (Hera Ambiente) e individuato nella convenzione fra Ato e gestore. Non farlo significherebbe affrontare danni economici derivanti da due contratti sottoscritti a soggetti pubblici. L’impianto consentirà un trattamento appropriato ed in loco di 180.000 tonnellate circa di rifiuti non riciclabili. Il Piano lo prevede e sarebbe oggettivamente impossibile sostituirlo. Nel nuovo Piano regionale, atteso da tempo, sarà un tassello centrale della strategia regionale, considerato che non ci sono altri impianti e che alcuni andranno dismessi. Né sarà possibile andare in discarica, soluzione che molti pensano e non hanno il coraggio di dire. Non considero nemmeno l’ipotesi di andare fuori regione o all’estero (lasciamo questa opzione a Roma e al Mezzogiorno ed evitiamo il rischio di fare la stessa fine). La Toscana è una regione troppo seria e responsabile per pensare a questa eventuale soluzione. Le vicende legali e la prossima sentenza del Consiglio di Stato riguardano aspetti procedurali che se necessario saranno affrontati. Ma la Regione non ha motivo per dare ascolto a chi ha «cambiato idea». Il suo impegno è quello di garantire un investimento importante a partire dagli eventuali adempimenti post sentenza fino alla redazione dell’aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti.