Autopalio, cronaca dall’inferno
I cantieri, l’incidente mortale, la coda infinita: un altro giorno da prigionieri per i pendolari
La prima cosa che impara un pendolare dell’Autopalio è la pazienza. E chi, per carattere non ce l’ha, trovi il modo di coltivarla.
Perché la Firenze-Siena è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. Camion a centinaia, (da Roma a Firenze usando le arterie «secondarie» si evita un bel pedaggio), mezzi del trasporto pubblico, turisti a fiumi, migliaia di pendolari stanchi o speranzosi, secondo il caso. E poi cantieri, senza sosta. Operai in strada, birilli a dividere la carreggiata, frecce luminose come in un luna park. Ad agosto si è tirato un po’ il fiato, ma a settembre con le scuole sono riaperti anche i cantieri. Tre oggi, ma sono stati anche sei in contemporanea: dei 56 chilometri totali se ne percorreva oltre il 20 per cento su una carreggiata unica a corsia alternata. Noi pendolari impariamo, così, a conoscere i cartelli che segnalano i «salti» uno per uno; di viaggio in viaggio li vediamo spostarsi, lentamente. Ma la strada è stretta, la corsia d’emergenza non c’è (è uno dei motivi per cui è sempre naufragata l’ipotesi di far diventare questa un’arteria a pedaggio); così, quando succede qualcosa, l’unica soluzione (?) è chiudere tutto e deviare sulla viabilità secondaria. Che, tradotto, significa incanalare un flusso da autostrada in un budello panoramico di curve. Come ieri. Impossibile immaginare un’alternativa: la chiusura non è segnalata in anticipo e, in mezzo all’Autopalio, anche la radio funziona male. A San Donato ci vuole oltre un’ora per l’ultimo chilometro prima dell’uscita (obbligata). Poi la statale, dietro a un pullman con targa tedesca che in quelle curve, per almeno tre volte, rischia di incastrarsi. Bilancio finale, 120 minuti per 56 chilometri, senza dimenticare un altro nome nell’elenco doloroso di vittime. I sindaci non si lamentano: Anas sta mantenendo gli impegni, dicono. Sarà vero, dato che annuncia altri cantieri da aprire a breve. Per noi pendolari c’è, dunque, almeno una certezza: dopo l’estate, anche l’inverno lo passeremo in coda. Imparando, forse, la pazienza.
Tutti gli intoppi Camion, deviazioni e carreggiate troppo strette: la Firenze-Siena è una roulette continua