Il Don Gnocchi apre ai bimbi del Meyer «Basta viaggi al Nord»
Dopo l’ospedale, la riabilitazione si farà all’istituto in via di Scandicci: «Basta viaggi al Nord»
Un reparto che permettere ai bambini e alle loro famiglie di non dover più andare fuori dalla Toscana per fare la riabilitazione dopo il ricovero al Meyer. È quello dell’istituto don Carlo Gnocchi a Scandicci, con camere letto e palestra, inaugurato ieri.
Un reparto tutto per i bambini, con mister Stefano Pioli e Federico Chiesa che hanno regalato una carezza a tutti i piccoli pazienti. Un reparto che permette ai bambini e alle loro famiglie di non dover più andare fuori dalla Toscana per fare la riabilitazione dopo il ricovero al Meyer.
All’istituto don Carlo Gnocchi di Firenze è il giorno della presentazione della nuova unità di riabilitazione pediatrica. Un’ala intera dedicata ai bimbi con gravi patologie neurologiche e ortopediche: quindici posti in grandi camere luminose, un letto supplementare a disposizione di un genitore (un letto vero, non una poltrona), la palestra, la sala giochi, medici e infermieri 24 ore al giorno, ortopedici, fisioterapisti, logopedisti, percorsi scolastici personalizzati. Per chi esce dal reparto di rianimazione del Meyer, da un intervento chirurgico per una neuropatologia, un trauma o un tumore, l’ospedale non poteva garantire una riabilitazione intensiva. E non era il luogo giusto in cui far riprendere i bambini, costretti fino a qualche mese fa a migrare verso il Nord Italia.
Nei primi sei mesi di sperimentazione, l’unità ha già accolto 46 bambini, di cui 35 già dimessi. Ieri mattina, alla presentazione nell’istituto di via di Scandicci, c’era un pezzo importante di Firenze e della Toscana: gli assessori Stefania Saccardi, per la Regione, e Sara Funaro, per il Comune; i dg dell’Asl, Paolo Morello, di Careggi, Monica Calamai, e del Meyer, Alberto Zanobini; il prefetto Alessio Giuffrida e i rappresenti delle forze dell’ordine; il cardinale Giuseppe Betori e il prorettore dell’Università, Paolo Bechi. E, per la Fiorentina, c’erano anche Pantaleo Corvino e Giancarlo Antognoni. «La nostra è una realtà che gioca il proprio ruolo senza andare avanti da sola, ma integrandosi», ha spiegato il presidente dell’Istituto don Gnocchi, don Vincenzo Barbante. «Continuità, integrazione, completamento del percorso», sono le parole d’ordine con cui gli ha fatto eco Zanobini. L’idea del nuovo reparto, nata nel 2015, ha richiesto un lungo lavoro proprio sul tema della continuità assi- stenziale tra il Meyer e l’istituto don Gnocchi: per arrivare ad ottenere l’accreditamento e aprire l’unità due anni dopo, è servito trovare le professionalità, studiare i modi per integrare le terapie, le diete, assicurare la qualità delle prestazioni. Un progetto che oltre cui hanno collaborato anche l’Università, Careggi, la fondazione Tommasino Bacciotti e la Regione: «Oggi colmiamo un limite che la Regione Toscana aveva, facciamo un grande passo avanti — ha detto l’assessore Saccardi — Il don Gnocchi offre alle famiglie assistenza e accoglienza gratuita, cambiando la vita non solo dei piccoli pazienti, ma anche ai loro genitori, ai loro fratelli, che condividono il peso della sofferenza e delle difficoltà materiali». «La riabilitazione ora si fa vicino a casa» ha commentato Paolo Bacciotti.
A dirigere il reparto, è il professor Claudio Macchi, che ieri ha raccontato all’intero auditorium la sua vicenda personale, parlando dei suoi figli disabili: «Il vissuto personale, per quanto doloroso, è un grande valore aggiunto. E questo lavoro mi ha aiutato con i miei figli, mi ha insegnato a non scappare dai problemi». Mister Pioli, tecnico della Fiorentina, non ha nascosto l’emozione: «C’è da esser grati verso chi ha permesso tutto questo, grati per la loro passione e competenza». Così, dopo la benedizione del cardinale Betori, l’inaugurazione è toccata ai piccoli pazienti: sono loro che hanno tagliato il nastro, regalato fiori, fatto volare palloncini. E il piccolo Angel, sorridente, ha preso il microfono: «Voglio ringraziare tutti quelli del don Gnocchi».
Numeri Nei primi 6 mesi di sperimentazione l’unità ha già accolto 46 piccoli pazienti