I PASSI FATTI E DA FARE PER LA NUOVA SCUOLA
Caro direttore, vorrei entrare nel merito dell’intervento di Massimo Artini, dirigente scolastico e presidente Anp Toscana, pubblicato venerdì sul suo giornale, in quanto mi permette di sottolineare alcuni aspetti ineludibili quando si parla di scuola, dirigenza e insegnamento.
Forse ancora qualcuno non se ne è accorto, ma la scuola da tre anni sta vivendo una vera e propria rivoluzione, un cambiamento di mentalità, merito e metodo. In meglio? In peggio? Nel paese dei guelfi e dei ghibellini è difficile avere certezze assolute. Assunzioni, risorse con bandi a scadenza regolare, autonomia, merito, valutazione e alternanza scuola – lavoro, sono solo alcuni degli aspetti del cambiamento, cose mai viste nella scuola italiana. Tutto questo ha generato una linea di confine tra chi vive la scuola con visione antica ed ingessata e chi pur dentro difficoltà e mancanze, ancora presenti, investe sé stesso e il suo lavoro per essere partecipe del cambiamento che non è avulso da critiche, ma che richiede un approccio più ottimistico per ampliare i nostri orizzonti e «costruire il futuro» e, soprattutto, per dare ai giovani questa possibilità di costruzione senza ingabbiarli in preconcetti che poco hanno a che vedere col loro futuro. I ragazzi pongono domande vere. Hanno bisogno di adulti che li ascoltino senza risposte preconfezionate. Il ruolo del dirigente scolastico (con nostalgia continuo a chiamarlo preside) è uno di quegli aspetti che ha bisogno in maniera forte di una visione diversa da parte dell’amministrazione. Molte le questioni rispetto alle quali non si possono chiudere gli occhi. Responsabilità, più scuole in reggenza e una retribuzione tra le più basse della funzione pubblica e, non ultimo, l’amaro in bocca di chi sta puntando il dito senza comprendere che l’annosa controversia di una retribuzione equiparata a quella degli altri dirigenti della pubblica amministrazione, implica altro, rispetto al semplice risvolto economico. La scuola dell’autonomia richiede un ruolo istituzionale del dirigente scolastico in equilibrio tra l’impostazione didattica di un’offerta formativa che deve rispondere al territorio e una governance fatta di rapporti e relazioni, tali da configurare un profilo di notevole complessità chiamato a ricoprire un ruolo strategico, rafforzato sia nelle sue funzioni di gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento, sia nel suo ruolo di decisore dell’utilizzo delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Un ruolo che il dirigente non svolge da solo, ma con gli altri componenti della comunità scolastica. Per questo motivo con la nuova legge di bilancio abbiamo fatto un primo passo trovando risorse per un aumento: abbiamo destinato un fondo di oltre 31 milioni per il 2018 e di oltre 95 milioni per il 2019. Questo arriva dopo gli investimenti di 2 miliardi per l’assunzione a tempo indeterminato di 150.000 docenti, 200 milioni di euro l’anno per il merito, altri per la formazione dei docenti, i 500 euro l’anno per la Carta del Docente per la formazione e potrei continuare fino ad ora, a questo doveroso riconoscimento all’impegno e alla responsabilità dei Presidi. Si può fare sempre di più, ma ricordiamoci che prima di noi, della scuola si parlava solo di tagli.