Caso Rossi, il legale risponde alla Procura
A pochi giorni dal «dossier» di Procura e Tribunale sul caso di David Rossi arriva la replica dell’avvocato difensore della vedova dell’ex capo comunicazione del Monte dei Paschi, precipitato dal suo ufficio il 6 marzo 2013: «I familiari non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. Furono gli stessi familiari a insistere perché venisse disposta l’autopsia», spiega l’avvocato Luca Goracci. Sui biglietti di addio di Rossi il legale spiega che non vi è certezza sul momento in cui vennero scritti: «Nessuno si trovava in bella mostra sulla scrivania ma risultavano cestinati, strappati e accartocciati. Non è stato appurato da quanto tempo il cestino non venisse svuotato». E ancora: la consulenza psichiatrica forense del maggio 2013 arriva alla conclusione che «è possibile ricostruire un nesso causale tra stress lavorativo a cui è stato sottoposto Rossi e l’evento casuale» ma — dice l’avvocato Goracci — «non afferma e non avrebbe certo potuto farlo che di suicidio si sia trattato». Infine le lesioni nella parte anteriore del corpo: i recenti accertamenti, che dagli stessi consulenti non vengono considerati dirimenti in virtù del troppo tempo trascorso, «hanno escluso che siano compatibili con la caduta per come è stata evidenziata dalle riprese delle telecamere».