Nogarin e l’inchiesta sul porto «Grillo? Non dovevo avvertirlo» TUTTATOSCANA Merende e badge «allegri»: indagati 18 operai comunali
Livorno, il sindaco si difende. Le opposizioni: nel M5S due pesi e due misure Borgo San Lorenzo
«Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e per questo non devo certamente avvertire Beppe Grillo». Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (M5S) non è minimamente preoccupato per la vicenda Spil (la Società Porto Industriale, partecipata al 61,4% dal Comune) che lo vede indagato per turbativa d’asta insieme all’ex assessore al bilancio, Gianni Lemmetti, oggi a Roma nella giunta guidata da Virginia Raggi. Sebbene i due continuino a negare di aver mai ricevuto un avviso di garanzia, ad entrambi giovedì sera è stato recapitato un atto di proroga delle indagini fino al 28 marzo prossimo.
L’indagine nei confronti di Nogarin e Lemmetti sarebbe partita a seguito di un esposto sulla nomina dell’advisor legale che avrebbe dovuto portare l’azienda al concordato preventivo in continuità, strada poi abbandonata dal Cda che ha preferito optare per la ristrutturazione del debito. La gara, vinta dall’avvocato genovese Luca Lanzalone (che un anno fa aveva già gestito il caso Aamps) era stata poi annullata e l’incarico mai affidato.
«Non faccio parte del consiglio di amministrazione e chiunque può aver fatto un esposto nei miei confronti» si difende il sindaco di Livorno. Ma essendo sotto indagine non doveva avvertire i vertici del Movimento come prevede il codice etico? «Non ci penso nemmeno, io non ho avuto alcun ruolo nella vicenda», replica.
Stessa posizione dell’assessore al bilancio della giunta Raggi, Lemmetti, che si è limitato ad uno scarno post su Facebook per informare i cittadini della vicenda: «Non sono al corrente dei contenuti dell’inchiesta ma sono a disposizione degli inquirenti per qualunque chiarimento e ho piena fiducia nel loro operato».
Il «giorno dopo» del sindaco Nogarin comunque è filato liscio, senza alcun cambio di programma: in mattinata un incontro a Campi Bisenzio sui Rifiuti Zero («A Livorno abbiamo fatto un lavoro incredibile, sanando Aamps e portando un’intera città a fare la raccolta differenziata», ha detto nel suo intervento) e il pomeriggio un po’ di riposo dopo l’infortunio in moto di due settimane fa («Mi fa ancora male il piede, penso solo a questo», risponde a chi gli chiede dell’indagine).
Eppure il primo cittadino è assediato (anche) dalle opposizioni che lo convocheranno presto per riferire in consiglio comunale. «Come al solito il Movimento 5 Stelle utilizza due pesi e due misure — attacca il capogruppo Pd, Pietro Caruso — sono garantisti con gli amici e giustizialisti con i nemici. Noi siamo garantisti sempre ma la vicenda di Spil è poco chiara, vogliamo capirne di più e per questo chiameremo il sindaco a riferire».
Anche l’ex grillino Marco Valiani (Livorno per Tutti) se la prende con il primo cittadino e annuncia una mozione per chiederne le dimissioni: «Ogni quarto d’ora ne succede una al sindaco, se continua così rischiamo che i magistrati lo vengano a prendere direttamente in Comune».
Sarebbero 18 i dipendenti del Comune di Borgo San Lorenzo (Firenze) indagati con l’accusa di truffa e peculato. Si tratta praticamente di tutto l’ufficio «stradini», escluso il responsabile: per mesi sono stati controllati e filmati dalla guardia di finanza mentre timbravano con i badge «un po’ allegramente», o mentre mettevano materiale nelle proprie auto invece di andare a smaltirlo. Per l’accusa, era quasi una prassi anche andare a fare lunghe merende con i mezzi di servizio. Le indagini, secondo quanto anticipato da La Nazione, sarebbero partite alcuni mesi fa e il gip Anna Liguori avrebbe già sentito una parte di loro per i quali il pm Leopoldo De Gregorio avrebbe chiesto la misura interdittiva.