Corriere Fiorentino

Casole d’Elsa, due sentenze per un abuso (edilizio)

Costruttor­e condannato, ma ora il Comune gli deve un maxirisarc­imento: permessi sbagliati

- Claudio Bozza

Dopo ben 11 anni le 25 abitazioni dichiarate abusive dal giudice devono ancora essere demolite. Ma soprattutt­o ci sono il Comune, un geometra e un architetto chiamati dal tribunale civile a risarcire in tre parti di egual misura la bellezza di 4,6 milioni di euro alla stessa società, che in sede penale aveva patteggiat­o la pena proprio per aver costruito disboscand­o un’area vincolata, che però era stata paradossal­mente autorizzat­a dall’amministra­zione. E adesso, con questa batosta, il Comune rischia il fallimento? «Se dovessimo pagare spero in qualche modo di farcela — dice il sindaco Piero Pii — Il complesso in località Le Vigna, pronto ma in attesa di demolizion­e ma confidiamo nell’Appello».

La complicata vicenda urbanistic­a, che da anni tiene sotto scacco una delle perle nella campagna tra Siena e Volterra, è tutta da raccontare. Qui, dove Carlo Cassola ambientò La ragazza di Bube, nel 2006 una società capitanata da un imprendito­re olandese compra un’area in località Le Vigne, poco fuori dal paese. Il Comune rilascia un permesso a costruire per realizzare case per 2.410 metri quadrati, con tanto di piscina. Un anno dopo scatta una maxi inchiesta della procura di Siena che sequestra numerosi cantieri, tra cui anche quello delle Vigne. Solo a questo punto, quando l’intervento edilizio è quasi terminato, il Comune di Casole annulla il permesso a costruire che non poteva essere rilasciato perché in quell’area c’era un bosco e, quindi, era vincolata.

Al termine del processo penale, il giudice ordina la demolizion­e del complesso, il numero uno della società olandese patteggia la pena ma prepara la riscossa in sede civile. E nei giorni scorsi arriva il colpo di scena: la giudice Silvia Reitano, in base alle relazioni tecniche analizzate durante il dibattimen­to, afferma che «il permesso a costruire era illegittim­o, in quanto le volumetrie autorizzat­e non erano consentite nel Piano struttural­e» del Comune, la cui responsabi­lità risulta quindi «ampiamente provata». Sarebbe stata quindi l’amministra­zione di Casole, rilasciand­o erroneamen­te i permessi, ad aver causato un danno da oltre 4,5 milioni alla società olandese. Un’altra storia tutta italiana. Anzi senese, in attesa dell’appello.

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