Casole d’Elsa, due sentenze per un abuso (edilizio)
Costruttore condannato, ma ora il Comune gli deve un maxirisarcimento: permessi sbagliati
Dopo ben 11 anni le 25 abitazioni dichiarate abusive dal giudice devono ancora essere demolite. Ma soprattutto ci sono il Comune, un geometra e un architetto chiamati dal tribunale civile a risarcire in tre parti di egual misura la bellezza di 4,6 milioni di euro alla stessa società, che in sede penale aveva patteggiato la pena proprio per aver costruito disboscando un’area vincolata, che però era stata paradossalmente autorizzata dall’amministrazione. E adesso, con questa batosta, il Comune rischia il fallimento? «Se dovessimo pagare spero in qualche modo di farcela — dice il sindaco Piero Pii — Il complesso in località Le Vigna, pronto ma in attesa di demolizione ma confidiamo nell’Appello».
La complicata vicenda urbanistica, che da anni tiene sotto scacco una delle perle nella campagna tra Siena e Volterra, è tutta da raccontare. Qui, dove Carlo Cassola ambientò La ragazza di Bube, nel 2006 una società capitanata da un imprenditore olandese compra un’area in località Le Vigne, poco fuori dal paese. Il Comune rilascia un permesso a costruire per realizzare case per 2.410 metri quadrati, con tanto di piscina. Un anno dopo scatta una maxi inchiesta della procura di Siena che sequestra numerosi cantieri, tra cui anche quello delle Vigne. Solo a questo punto, quando l’intervento edilizio è quasi terminato, il Comune di Casole annulla il permesso a costruire che non poteva essere rilasciato perché in quell’area c’era un bosco e, quindi, era vincolata.
Al termine del processo penale, il giudice ordina la demolizione del complesso, il numero uno della società olandese patteggia la pena ma prepara la riscossa in sede civile. E nei giorni scorsi arriva il colpo di scena: la giudice Silvia Reitano, in base alle relazioni tecniche analizzate durante il dibattimento, afferma che «il permesso a costruire era illegittimo, in quanto le volumetrie autorizzate non erano consentite nel Piano strutturale» del Comune, la cui responsabilità risulta quindi «ampiamente provata». Sarebbe stata quindi l’amministrazione di Casole, rilasciando erroneamente i permessi, ad aver causato un danno da oltre 4,5 milioni alla società olandese. Un’altra storia tutta italiana. Anzi senese, in attesa dell’appello.