Diluvia sul bagnato
IL RIFLETTORE E LA CANDELA
Troppa differenza tra Fiorentina e Roma sul piano tecnico e fisico, ma questo si sapeva, ed è già tanto che la squadra viola abbia retto per un tempo, rimontando due volte lo svantaggio in una frazione di partita dove errori e leggerezze, da una parte e dall’altra, hanno favorito il punteggio. Il turn over di Di Francesco e la presunzione giallorossa dopo il primo e il secondo vantaggio sono stati sfruttati dalla Fiorentina, il fortunoso gol di Manolas nella ripresa, il calo fisico dei viola e la maggior concentrazione dei giallorossi hanno chiuso il discorso. Forse c’era poco da fare o da inventare contro una squadra come la Roma che ieri ha stabilito il nuovo record di vittorie consecutive in trasferta (12), ma rimane la realtà malinconica di una Fiorentina di debole struttura che deve soltanto rallegrarsi di giocare in un campionato dove è proprio la debolezza ad essere molto estesa. Le squadre scadenti abbondano. Certo che ci vuole coraggio, oppure disperazione, a giocare con i terzini di ieri (mancava Laurini, per così dire il migliore) contro la Roma che sui lati ha mietuto il Chelsea. Figuriamoci cosa potevano opporre Bruno Gaspar, un «puffo» combattivo ma poco difensore, e il solito Biraghi contro il quale l’inedito Gerson, regolarmente solo, ha segnato una per lui inedita doppietta. Kolarov, in difficoltà nel primo tempo, e infine Perotti hanno gonfiato il petto sul lato di Bruno Gaspar. Anche in mezzo al campo, dove la differenza la fa ormai il muscolo abbinato alla tecnica (da una parte Naingollan dall’altra Badelj: un riflettore contro una candela) il confronto con le squadre di fascia alta non può dare scampo. In attacco Simeone ha una fisicità e una tecnica barcollanti ed anche se lui e Biraghi hanno sorprendentemente costruito un bel secondo gol (nel calcio è sempre un po’ vero anche il contrario), il centravanti rimane un frutto ancora aspro. Chiesa è bravo in un modo così fulmineo da spremergli molte energie, ma di lui nessuno può lamentarsi, se non Chiesa stesso che meriterebbe una squadra più squadra al suo fianco. Non è la sconfitta preventivata con la Roma che preoccupa. No, preoccupa il fatto che per ora c’è poca speranza. E poca soddisfazione.