Turchi: «Io, tifoso di Tyson alla corte del suo avversario»
Il pugile fiorentino della scuderia di Holyfield, negli Usa per il titolo silver Wbc
Essere, da sempre, un grande tifoso di Mike Tyson e finire a combattere per la scuderia di Evander Holyfield, lo sfidante più famoso di Iron Mike e che, molti lo ricordano, ci rimise anche un orecchio. È il curioso destino di Fabio Turchi, il ventiquattrenne fiorentino che il 1 dicembre allo Strand and Ballroom di Providence capitale del Rhode Island salirà sul ring per affrontare il bosniaco, ma residente a New York, Armin Mrkanovic per la difesa della cintura International Silver Wbc dei pesi massimi leggeri.
«È incredibile — spiega ridendo — perché mi sono appassionato al pugilato guardando i match di Tyson e poi, dopo aver vinto a Sequals in Friuli, al Memorial Primo Carnera, contro l’argentino Cesar Crenz ho firmato con Holyfield che ha aperto di recente una scuderia di giovani che vuole preparare con prospettive mondiali». Holyfield adesso fa il talent scout. «Non so se atterrato negli Stati Uniti gli dirò che ero un fan di Tyson anche se so che poi, alla fine, hanno fatto pace. L’importante adesso — aggiunge — è fare tutti il tifo per la nuova squadra di Holyfield». A Fabio Turchi (12 vittorie in altrettanti incontri, primo nel ranking italiano) hanno cambiato l’avversario un mese prima dell’incontro. Per il debutto oltreoceano era stato, infatti, designato il ventiseienne del Maryland Nick Kisner. «Sono cose che succedono nel nostro mondo. Mi sto, comunque, preparando con grande impegno. La mattina sessione con i preparatori atletici, pomeriggio seduta al Boxing Club con mio babbo Leonardo. L’aereo è già prenotato. Partiremo il 24 novembre. Ho scelto di fare il pugile professionista — prosegue Turchi — e faccio una vita da atleta con allenamenti e sacrifici tutti i giorni».
Il match statunitense è solo una tappa per arrivare a disputare il titolo mondiale. «Ho già la cintura italiana e questa International Silver. Nella classifica europea sono molto in alto. Dopo il ring statunitense — spiega Turchi — il mio promoter italiano Mario Loreni dovrebbe organizzare al Mandela Forum, nei primi mesi del 2018, il match per il titolo dell’Unione Europea e poi, dato che l’Ebu mi ha già nominato sfidante europeo dei massimi leggeri spero di poter salire sul ring alla fine del 2018 per il titolo continentale». Poi la corsa al titolo iridato. «Se tutto va bene nel 2019 potrei provare per la cintura più importante», continua il boxer fiorentino». Tra l’altro nel 2020 ci sono le Olimpiadi e c’è stata l’importante apertura al professionismo. «Sono contento della scelta fatta. Ho combattuto tanto da dilettante e sono andato molto vicino anche alla convocazione olimpica ma punto alla corona mondiale — ammette — E spero fra tre anni di essere a Las Vegas per centrare il sogno di una vita. Poi, non escludo, di poter provare anche le Olimpiadi». Ragazzo dal fisico scolpito e dalla faccia pulita, Turchi può fare bene alla «noble art» che in Italia cerca il riscatto. «A livello mondiale il pugile più seguito rimane Floyd Mayweather e un bell’esempio per questo sport è Anthony Joshua. Il prototipo del pugile moderno: forte dal punto di vista tecnico — conclude Turchi — e che sfata il mito del boxer bullo. Mi piacerebbe assomigliare a lui. Anche se Tyson rimane quello che mi ha emozionato di più».