MODELLI ED ERRORI TOSCANI
Si dice a Firenze: «Chi vende non è più suo». Sgrammaticatura efficace per spiegare l’orgoglio che dovrebbe essere alla base di ogni impresa, mai superato dall’avidità. Invece troppo spesso piccoli o grandi imperi cedono al piacere del contante, tanto un cinese, un fondo di investimenti, una multinazionale si trova, specie quando il prodotto è di alto livello. Invece no, Stefano Ricci, il cui prodotto è di livello altissimo, è riuscito in uno dei passi più complessi di una vicenda aziendale: lo scorrere delle generazioni senza contrasti e soprattutto senza vendere. Lo spiega nell’intervista che pubblichiamo a pagina 3, in cui il designer racconta anche, in poche righe, l’esperienza alla guida del Centro per la Moda. Non offre molte spiegazioni. Ma esprime un identico concetto per banche e politica. Insopportabili. Ciò che Ricci non dice è che queste due categorie si sono spesso unite per fare danni e malestri, facendo vittime tra imprese e risparmiatori. La Toscana è stata un modello: da regione ricca di banche territoriali, più una di livello nazionale, ora è solo fatta di rami di istituti dislocati altrove. Gli odi ancestrali non sono riusciti a mettere insieme una decina di banche che avrebbero conservato la territorialità e costruito una massa capace di competere sul mercato. Altri hanno fatto anche peggio, dilapidando patrimoni non solo di cassa. Così una regione ricca di storia industriale e bancaria deve consolarsi col turismo. Che il Signore lo benedica, ma non è una bella fine.