LE SIMMETRIE DELL’APPENNINO
L’accordo siglato tra i due sindaci metropolitani di Firenze e Bologna (il patto dell’Appennino 2) sul potenziamento dei servizi di collegamento dei due aeroporti ed in generale delle due città è una notizia da salutare con favore per una serie di motivi ma con una preoccupazione. Tra i primi si può menzionare il superamento della concezione errata di città metropolitana a immagine e somiglianza di una vecchia provincia. Le città metropolitane europee nascono per sfruttare le relazioni funzionali (spostamenti casa-lavoro, attività economiche comuni, integrazione degli scambi, ecc.) tra una città-centro e comuni della cerchia, nel caso di città metropolitane monocentriche, e anche con più centri, nel caso delle città metropolitane pluricentriche.
La realtà economica fatta di reti di servizi indivisibili che connettono Firenze e Bologna, due poli economici attrattori, identificano una città metropolitana del secondo tipo, con una dimensione conforme agli schemi europei e che si interfaccia di fatto con una maxi-regione, Toscana più Emilia Romagna. C’è di più, un’analoga espansione-aggregazione è già da tempo in atto tra Firenze, Prato e Pistoia. Ciò che la politica spesso divide, l’economia inesorabilmente unisce. La localizzazione delle attività economiche segue leggi spontanee che vanno assecondate e dirette, non frenate.
Un secondo motivo di favore, è connesso proprio alla possibilità di accedere, grazie alle dimensioni e alla contiguità dei due aeroporti (requisiti richiesti dalla legge) ad una forma di tassazione di scopo molto diffusa in Europa, l’addizionale sui diritti di imbarco. Questa, applicata in quota fissa di 2 euro a passeggero, avrebbe un effetto depressivo insignificante sulla domanda, facendo invece affluire ai due poli un ammontare di risorse in grado di finanziare investimenti indispensabili al territorio metropolitano.
Secondo stime Irpet, il gettito complessivo dei due aeroporti andrebbe da un minimo di 5 milioni, se si tassano solo i residenti stranieri, ad un massimo di 10 milioni, senza alcuna esclusione. D’altra parte non si scappa, se le città metropolitane italiane non potranno disporre di entrate proprie, adeguatamente manovrabili, il loro ruolo diverrà insignificante, se non inutile. E questa tassa è un primo buon strumento fiscale.
Il motivo di preoccupazione è legato ai ritardi nella costruzione della nuova pista dell’Aeroporto Vespucci. Se questo potenziamento vedrà presto la luce, sarà il sistema aeroportuale toscano Firenze-Pisa che entrerà in sinergia con il Marconi di Bologna e lo farà da una posizione paritetica. Con la nuova pista di Firenze si realizzerebbe nell’Italia centrale un moderno polo aeroportuale in grado di attrarre flussi da tutto il mondo e distribuirli, con mezzi di trasporto su ferro sempre più rapidi e funzionali, nei centri economici dell’area. Senza la nuova pista un ramo dell’albero sarà gracile e la combinazione infrastrutturale asimmetrica.