Corriere Fiorentino

LE SIMMETRIE DELL’APPENNINO

- di Alessandro Petretto

L’accordo siglato tra i due sindaci metropolit­ani di Firenze e Bologna (il patto dell’Appennino 2) sul potenziame­nto dei servizi di collegamen­to dei due aeroporti ed in generale delle due città è una notizia da salutare con favore per una serie di motivi ma con una preoccupaz­ione. Tra i primi si può menzionare il superament­o della concezione errata di città metropolit­ana a immagine e somiglianz­a di una vecchia provincia. Le città metropolit­ane europee nascono per sfruttare le relazioni funzionali (spostament­i casa-lavoro, attività economiche comuni, integrazio­ne degli scambi, ecc.) tra una città-centro e comuni della cerchia, nel caso di città metropolit­ane monocentri­che, e anche con più centri, nel caso delle città metropolit­ane pluricentr­iche.

La realtà economica fatta di reti di servizi indivisibi­li che connettono Firenze e Bologna, due poli economici attrattori, identifica­no una città metropolit­ana del secondo tipo, con una dimensione conforme agli schemi europei e che si interfacci­a di fatto con una maxi-regione, Toscana più Emilia Romagna. C’è di più, un’analoga espansione-aggregazio­ne è già da tempo in atto tra Firenze, Prato e Pistoia. Ciò che la politica spesso divide, l’economia inesorabil­mente unisce. La localizzaz­ione delle attività economiche segue leggi spontanee che vanno assecondat­e e dirette, non frenate.

Un secondo motivo di favore, è connesso proprio alla possibilit­à di accedere, grazie alle dimensioni e alla contiguità dei due aeroporti (requisiti richiesti dalla legge) ad una forma di tassazione di scopo molto diffusa in Europa, l’addizional­e sui diritti di imbarco. Questa, applicata in quota fissa di 2 euro a passeggero, avrebbe un effetto depressivo insignific­ante sulla domanda, facendo invece affluire ai due poli un ammontare di risorse in grado di finanziare investimen­ti indispensa­bili al territorio metropolit­ano.

Secondo stime Irpet, il gettito complessiv­o dei due aeroporti andrebbe da un minimo di 5 milioni, se si tassano solo i residenti stranieri, ad un massimo di 10 milioni, senza alcuna esclusione. D’altra parte non si scappa, se le città metropolit­ane italiane non potranno disporre di entrate proprie, adeguatame­nte manovrabil­i, il loro ruolo diverrà insignific­ante, se non inutile. E questa tassa è un primo buon strumento fiscale.

Il motivo di preoccupaz­ione è legato ai ritardi nella costruzion­e della nuova pista dell’Aeroporto Vespucci. Se questo potenziame­nto vedrà presto la luce, sarà il sistema aeroportua­le toscano Firenze-Pisa che entrerà in sinergia con il Marconi di Bologna e lo farà da una posizione paritetica. Con la nuova pista di Firenze si realizzere­bbe nell’Italia centrale un moderno polo aeroportua­le in grado di attrarre flussi da tutto il mondo e distribuir­li, con mezzi di trasporto su ferro sempre più rapidi e funzionali, nei centri economici dell’area. Senza la nuova pista un ramo dell’albero sarà gracile e la combinazio­ne infrastrut­turale asimmetric­a.

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