Bufera sul superchirurgo di Careggi
L’urologo Carini in alcuni casi risultava in sala operatoria, ma non c’era. Via alle verifiche
«Nei giorni in cui risultava firmare gli interventi chirurgici, in realtà non era all’ospedale». A mettere sotto accusa il super-primario di Careggi è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Il caso riguarda il professor Marco Carini, urologo di fama mondiale. L’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi, ha assicurato che «verranno fatti tutti gli accertamenti necessari. E dopo prenderemo gli eventuali provvedimenti».
«Nei giorni in cui risultava firmare gli interventi chirurgici, in realtà non era all’ospedale». A mettere sotto accusa il super-primario di Careggi è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli che ha presentato un’interrogazione alla giunta sulla «vicenda del primario di Careggi che, pur risultando in servizio nell’ospedale fiorentino, non sarebbe stato presente nella struttura durante alcuni interventi chirurgici». Il caso, ha rivelato Donzelli ieri in aula, riguarda il professor Marco Carini, urologo di fama mondiale, una delle punte di diamante di Careggi e uno dei medici con maggiore influenza sulla direzione generale dell’ospedale. Il consigliere di Fratelli d’Italia parla di «diversi risvolti»: «Anzitutto, di soldi pubblici, poi c’è anche il tema dei pazienti che erano convinti di essere operati dal professore e non da altri. C’è poi il problema politico. Mi chiedo per quale ragione finora non se ne sia accorto nessuno».
A margine del Consiglio, l’assessore regionale alla salute Stefania Saccardi si è limitata a dire che «verranno fatti tutti gli accertamenti necessari. E dopo prenderemo gli eventuali provvedimenti». «A seguito dell’interrogazione — recita una nota di Careggi — la Direzione aziendale ha immediatamente disposto la verifica dei dati presenti nei propri sistemi informatici. L’analisi ha riguardato l’attività chirurgica svolta nel biennio 2015-2016. Le verifiche fatte saranno ampliate a tutti gli ambiti di attività chirurgica svolti in azienda. Fino ad ora l’incrocio dei dati ha evidenziato alcune incongruenze che sono state subito contestate dalla direzione al professionista richiedendo una specifica relazione e riservandosi, qualora ne ricorrano i presupposti, di inviare i risultati della verifica all’autorità giudiziaria competente».
Il professor Marco Carini, da parte sua, sceglie di non commentare il caso. Ma alla clinica urologica di Careggi, da lui diretta, dove si fanno 4.200 operazioni all’anno, c’è chi giura che il primario sarebbe in buona fede. Di fatto, spiegano, in un primo tempo nel sistema informatico risulta il nome del chirurgo che inserisce l’intervento nel programma della sala operatoria. Al momento dell’intervento, chi è effettivamente in sala deve aggiungere il nome del medico che si è eventualmente unito all’equipe chirurgica e invece togliere chi era programmato ma è assente. Le anomalie verificate riguarderebbero una ventina di casi, su circa 1.500 interventi chirurgici che Carini ha personalmente condotto nel biennio 2015-2016.
Per ora, visto che il primario risultava in ferie al momento delle operazioni «sotto accusa», non è escluso che in sala operatoria qualche collega possa aver semplicemente dimenticato di cancellare il suo nome dal registro informatico. Ma la direzione generale di Careggi avrebbe rimproverato le incongruenze a Carini, con una lettera inviata nei giorni scorsi dai toni durissimi.
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