Lo chef di fiducia: «Ripartiamo dai liceali, il mondo è già loro»
«Se ho visto Renzi cambiato dopo il 4 dicembre? Veramente non l’ho proprio più visto, ma qualche tempo prima mi chiamò perché doveva inventarsi qualcosa per cenare a casa con i suoi figlioli: gli preparai il roast beef con la ricetta di mia mamma: salvia, rosmarino, aglio e scorza di limone. Mi colpì molto, mentre stava per affrontare una sfida così importante, vederlo ingegnarsi per un bisogno così elementare: il mangiare per i ragazzi». Lo chef Fabio Picchi, patron del Cibreo, è stato uno degli animatori della scalata di Renzi a Palazzo Vecchio. E poi è salito più volte sul palco della Leopolda.
Picchi, il progetto politico di Renzi rischia la fine?
«Non dispero affatto. In Italia c’è una parte troppo rancorosa, che si muove solo con la pancia. Ora, come si può immaginare, io ho anche stima della pancia, ma a questo giro, più che pancia e cervello, bisogna utilizzare il cuore». E quindi che dovrebbe fare il segretario Pd? «Non parlo di una persona singola, ma di un progetto politico, che deve riconquistare i propri elettori e allargare il campo. L’opposizione interna a Renzi è stata legata esclusivamente a dissidi personali: tutto mentre la gente chiede concretezza e soluzioni ai problemi». Ma lei quindi rivoterà il Pd? «Non mi sento soddisfatto al cento per cento. Ma sono state fatte riforme importanti, specie per i diritti delle persone: Matteo, a differenza di una sinistra che per anni si è beata di stare all’opposizione, ci ha messo la faccia e tante cose le ha fatte davvero».
Risorgere o rischiare la fine. Da dove dovrà ripartire questa Leopolda 8?
«Dai giovani che sono al liceo: il mondo è già loro, ma non lo abbiamo capito per bene».
Fabio Picchi Non parlo di una persona singola, è il progetto politico che deve riconquistare i propri elettori e allargare il campo Io non sono soddisfatto al 100 % dei risultati raggiunti fin qui, ma sono state fatte riforme importanti