Corriere Fiorentino

Minacce in stile mafioso per riscuotere i crediti: cinque arresti per estorsione

- Valentina Marotta

A suon di minacce avrebbe recuperato crediti da una coppia di imprendito­ri fiorentini, grazie alla collaboraz­ione di due calabresi legati alle cosche più efferate della ‘ndrangheta. Regista dell’operazione sarebbe Alessandro Santini, 54 enne imprendito­re bergamasco nel settore ortofrutti­colo, che ieri è finito in carcere con l’accusa di estorsione, anche tentata, aggravata dal metodo mafioso e bancarotta preferenzi­ale. Con lui, i presunti esattori Carmelo Caminiti, di Reggio Calabria soprannomi­nato U’ Sciarreri (il rissoso) affiliato, pare, alla cosca De Stefano– Tegano con un ruolo nel gruppo di fuoco, e Paolo Malara già condannato per associazio­ne mafiosa. Sono finiti invece ai domiciliar­i Francesco Pizzimenti, con precedenti per truffa e trasporti abusivi, e il napoletano Eugenio Potenza, che avrebbero partecipat­o alle estorsioni. Sono tuttavia iscritte altre cinque persone, con identiche accuse e ruoli minori, nell’inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Gdf di Firenze coordinata dal pm antimafia Ettore Squillace Greco (prima che venisse nominato a capo della procura di Livorno). Non sarebbe l’unico caso di estorsione ordito dall’imprendito­re bergamasco, per questo le indagini non sono ancora chiuse. L’inchiesta è partita da alcune intercetta­zioni tra calabresi sospettati di riciclare denaro; gli investigat­ori sono risaliti così all’imprendito­re. Avrebbe assoldato calabresi e napoletani per riscuotere in maniera illecita crediti per 150 mila euro dagli imprendito­ri fiorentini, titolari di Cedit, negozio all’ingrosso di frutta e verdura fallito nel 2013; crediti che Santini avrebbe in ogni caso riscosso, perché era tra i creditori iscritti in tribunale. Fino al giugno scorso, U’ Sciarreri e Malara avrebbero minacciato e vantato i loro contatti con la ‘ndrangheta per ottenere quel denaro. Per Santini, scrive il gip Francesco Bagnai, «è abituale recuperare i propri crediti avvalendos­i di personaggi ambigui e collegati con ambienti criminali».

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Il procurator­e Ettore Squillace Greco

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