POLITICO SARÀ LEI (FUGA TRA LA GGGENTE)
«Sa, sono stato un po’ fuori dalla politica», ha detto la settimana scorsa Matteo Renzi a DiMartedì, il programma di Giovanni Floris. Un concetto su cui ha insistito spesso per tutta l’intervista, come se fosse un passante. Ma perché un ex presidente di Provincia, ex sindaco, ex presidente del Consiglio, segretario di un partito al secondo mandato deve assecondare gli istinti variamente antipolitici, facendo finta di non essere ciò che è? Essere stato un sindaco, aver fatto il presidente del Consiglio, essere un segretario di partito sono tutte cose da rivendicare contro chi pensa che l’inesperienza al potere sia un valore, contro il parco mostri della «gggente» (cui Leonardo Bianchi ha dedicato un recente libro: La gente, per l’appunto, pubblicato da Minimum fax). L’egemonia gentista arriva a toccare anche quella politica che in teoria vi si dovrebbe opporre. I piani si confondono: è la politica a inseguire l’antipolitica, ed è quest’ultima a distribuire patenti di presentabilità e legittimità. Ma c’è per fortuna una differenza enorme fra chi governa la cosa pubblica e il resto dell’elettorato. Politik als Beruf è il nome di una delle opere più famose di Max Weber. Laddove Beruf in tedesco vuol dire sia professione sia vocazione. La politica come vocazione e come professione.