Molteni, 125 anni di storia: così aumenteremo personale e fatturato
potenziale nella realizzazione dei loro progetti di crescita, ma nel piano industriale 2018-2020 non si parla di quotazione. «La quotazione non è prevista — conferma Giuseppe Seghi Recli, amministratore delegato di Molteni Farmaceutici — e abbiamo voluto il programma Elite, come anche la certificazione Iso, per migliorare i processi interni, i modelli di gestione e controllo. Per finanziarci pensiamo a strumenti alternativi, come i bond. Con una crescita del 9% l’anno, nel 2020 vogliamo raggiungere i 100 milioni di fatturato contro i 75 di oggi, grazie ad oltre 50 milioni di investimenti tra macchinari, prodotti e personale specializzato da assumere». L’azienda ha fatto un salto di qualità con lo stabilimento a Scandicci, dove opera dal 1962, rinnovato nel 2012 e con l’attivazione nel 2014 del nuovo reparto per soluzioni narcotiche spray nasali, diventato piattaforma europea per il farmaco anti-dolore. «Nel 2016 il mercato estero ha rappresentato il 19% del nostro fatturato e una delle chiavi del piano industriale è la crescita di questa quota, con una accentuata proiezione internazionale — sottolinea Giuseppe Seghi, che ha “ereditato” la guida dell’azienda dal babbo Giovanni, presidente di Molteni — Abbiamo costituito una joint venture in Gran Bretagna e presto apriremo una filiale estera, che si aggiungerà all’investimento in Polonia, attivo fin dal 1994». Una crescita ambiziosa, che punta anche sulle competenze presenti in Toscana. «Ormai due terzi dei nostri addetti sono laureati e il resto diplomati — spiega il manager — Per la prima volta abbiamo avuto cinque stagisti dal programma della Regione degli Istituti Tecnici Superiori (scuole ad alta specializzazione tecnologica, nate per rispondere alla domanda di nuove competenze da parte delle imprese, con formazione non universitaria, ndr) e ci siamo trovati bene, con lo scambio tra conoscenze, informatica, esperienza in stabilimento che ha soddisfatto sia noi sia gli stagisti. Credo che, anche attraverso questo canale, troveremo sul territorio le competenze che ci servono».
La ricerca farmaceutica ha però tempi lunghi, forse più gestibili per un gruppo familiare che per un’azienda quotata in Borsa, con le trimestrali che incombono. «Dalla molecola al farmaco in vendita passano circa dieci anni — ammette Giuseppe Seghi Recli — e se fossimo stati quotati ci avrebbero forse pressati per tempi più brevi. Però se riesci ad avere un farmaco che migliora la vita del paziente, come per il gel che cura le ulcere del piede diabetico con un’azione antibatterica senza usare antibiotici, è una grande soddisfazione. In risultato frutto della ricerca italiana. In Toscana il “distretto farmaceutico”, localizzato su più poli, è una bella realtà e può dare occasioni anche di lavoro per manodopera qualificata».