LA STAGIONE DEI MEDIATORI
Il senso delle cose e della coerenza imporrebbe che i contraenti di un ipotetico patto — che ancora non si vede, e chissà mai se si vedrà — restino fedeli a se stessi. Non per pigra ottusità, ma perché le scelte comportano pesi e responsabilità. Vale adesso per Pd e Mdp, che dopo mesi di rotture, insulti, discussioni, si trovano oggi, seppure con molta difficoltà, a parlarsi. Renzi ha la sua strategia, vuole dividere la sinistra, separando i seguaci di D’Alema, antirenziani feroci, dai più ragionevoli, quindi proseguirà così per le prossime settimane. Ma anche i fuoriusciti hanno un loro significato e agiscono secondo una loro logica, con cui magari si può non essere d’accordo; la separazione di Bersani e soci dal Pd è avvenuta per motivazioni precise, anche personali, non solo politiche. Quindi se da una parte c’è chi rivendica il proprio operato, come Renzi sul lavoro e sul suo Jobs Act, dall’altra parte c’è chi propone costantemente modifiche e dice che è tutto da rivedere o da rifare. Senso della coerenza ma anche della chiarezza, non fosse altro che per rispetto nei confronti dell’elettorato parecchio spazientito (e astenuto), vuole che i compromessi non comportino la svendita di ciò in cui si crede, se ci si crede. Il compromesso fa parte della politica (solo i Cinque Stelle possono credere al contrario), ma fra avvicinare le proprie posizioni e svendere se stessi c’è una certa differenza. Renzi ha deciso di affidare a Piero Fassino il compito di ricucire e dialogare con la sinistra. E la sinistra? Enrico Rossi, che finora è rimasto un po’ in ombra in Mdp dopo aver rinunciato a correre per la segreteria del Pd e aver salutato la curva, ha un’occasione. Forse potrebbe anche lui essere un mediatore, visto il peso della sinistra in questa regione e il suo ruolo. «Tranquillo — dice Rossi rivolgendosi a Renzi — in politica non servono abiure. In politica è sufficiente l’analisi critica delle cose e la capacità e l’umiltà di cambiare le proposte concrete. Ad esempio sulla sanità, sulla scuola, sul lavoro, sulla povertà, sulla lotta all’evasione e sulle tasse da far pagare ai più ricchi e anche sull’art. 18, sulle pensioni, sullo ius soli e sul biotestamento da approvare subito». Quella del governatore non è, a parole, una porta sbattuta in faccia. Non su tutto naturalmente ci potrà essere un’intesa, ma Renzi ha detto che la pagina per scrivere il programma è bianca. Siamo ancora nel regno delle formule retoriche, ma gli elettori di centrosinistra hanno bisogno di chiarezza. Rossi vuole aiutarli o li lascia sprofondare nel grande mare dell’astensionismo militante?