Corriere Fiorentino

Dimenticar­e la Svezia, a Coverciano

Il centro tecnico tra le poche eccellenze del nostro calcio. L’Italia riparte da qui

- Picchi, Poesio, Rossi, Zoccolini

L’ingresso del centro tecnico di Coverciano

L’eliminazio­ne dai mondiali costerà a Federazion­e, sponsor, aziende — e ancora più alla Fifa e al mondiale stesso, in termini di diritti televisivi — qualcosa come 100 milioni di euro. Forse di più. Una catastrofe, quindi, non solo sportiva, ma pure economica e sociale. Anche perché nella classifica dei 50 eventi maggiormen­te visti nella storia del nostro paese, ben 49 hanno avuto come protagonis­ta proprio il pallone. Insomma: più calcio di così è difficile trovarlo. Eppure, a maledire le scelte tattiche di mister Ventura, non ci sono soltanto i tifosi di un’intera nazione, né le grandi realtà come la Rai o la Puma, destinata a vendere ben poche magliette quest’estate, ma anche i bar, i locali all’aperto, i circoli: tutti coloro che dalla passione per l’undici azzurro riuscivano a mettersi pure qualcosina in tasca.

«Cosa ne penso di Ventura? — dice Francesco Pontillo, gestore dell’Off Bar (in foto) al Lago dei Cigni — Meglio sorvolare. La delusione, per noi, è dovuta anche al mancato introito per la trasmissio­ne delle partite al maxischerm­o: dovremo quindi investire molto di più nella programmaz­ione delle date in cui ci sarebbe stata la nazionale. Ma non sarà comunque lo stesso, dal momento in cui una serata con l’Italia può equivalere quasi quanto a una settimana di incassi. All’Off, durante l’ultimo europeo, abbiamo avuto anche più di mille persone in un singolo match. E poi le partite rappresent­ano i momenti di aggregazio­ne più sentiti: sentiremo molto il vuoto».

Dello stesso avviso Lorenzo Zuri, socio responsabi­le del Light a Campo di Marte: «Contro la Germania, nel 2016, abbiamo quadruplic­ato un incasso medio. I mondiali ci consentiva­no di avere il pienone anche durante la settimana. Sarà brutto non vedere i nonni del quartiere con i nipoti a cantare l’inno».

Ma c’è anche chi non piange sul latte versato: «Per noi ristorator­i potrebbe essere un vantaggio — spiega Mohamed El Hawi, proprietar­io della pizzeria Tito di via Baracca — Meno gente all’aperto e più cene al chiuso. Certo, peccato per l’Italia: mi toccherà consolarmi con il mio Egitto».

All’aperto «Saremo costretti a cambiare i nostri piani Sono grandi momenti di aggregazio­ne»

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy