Corriere Fiorentino

«Io che devo pagarmi i controlli sui viadotti»

- M.B.

«Non sono andato a Siena, devo stare qui a tirare avanti la baracca». Franco Bernardini, mister Baraclit, patron del colosso italiano dei prefabbric­ati industrial­i in cemento armato, è nella gigantesca fabbrica tra Bibbiena e Soci, nel Casentino, ma sa che del «caso Baraclit» il neo presidente di Confindust­ria Toscana Sud, Paolo Campinoti, ha fatto un paradigma degli ostacoli allo sviluppo e alle imprese del territorio.

I ponti e i viadotti su cui devono muoversi i camion di Baraclit, con gigantesch­i carichi di cemento sui rimorchi, sono spesso in condizioni precarie, così Bernardini paga di tasca propria tecnici per eseguire perizie sulla stabilità delle infrastrut­ture. «Le perizie private? Lo so che sembra impossibil­e — racconta l’imprendito­re — Ma è proprio così e non da oggi. Il fatto è che gli enti preposti non hanno soldi per fare quei controlli e così scaricano il problema su di noi. È una cosa scandalosa, che purtroppo accade in tutte le regioni, non soltanto in Toscana. Loro dicono che non possono fare controlli — aggiunge Bernardini — e noi dobbiamo prendere un ingegnere, mandarlo sul posto, fare la perizia al viadotto o al ponte, e spesso la Provincia o altri soggetti non hanno neppure i documenti che attestano ad esempio quanto calcestruz­zo sia stato usato, questo ovviamente complica tutto e noi finiamo per perdere soldi e tempo. Oltre a doverci assumere ogni responsabi­lità civile e penale, anche per eventuali danni».

Un esempio in Toscana di viadotto auto-certificat­o? «Ha idea di quanti ponti e viadotti ci sono in Toscana? Migliaia! Quello dei trasporti è un problema, un laccio alla nostra attività. Oggi abbiamo un aventina di cantieri aperti contempora­neamente, quotidiana­mente 30-40 camion speciali o tir escono dalla nostra fabbrica e un solo giorno perso su un cantiere ci costa migliaia di euro. Ci sono tante strade in cui i nostri camion non possono passare, costringen­doci ad allungare di molto i tragitti dei carichi speciali, ad andare a sud per arrivare a nord, ad esempio ad Arezzo per fare consegne in Emilia perché il passo dei Mandrioli è chiuso come in questi giorni per un po’ di neve. O magari è chiusa la Consuma che prendiamo per andare a Firenze».

La fabbrica di Bibbiena è essa stessa in una situazione logistica complessa e l’ad dell’azienda sottolinea: «Non è possibile che gli enti non abbiano fondi per controlli, manutenzio­ni e interventi sulle infrastrut­ture. Anche la burocrazia è un ostacolo: ad esempio nelle Marche le Province hanno passato alcune strade alla Regione e quindi non ci rilasciano più i permessi, ma la Regione ancora non le ha prese in carico ed il risultato è che in attesa del passaggio di competenze noi siamo bloccati e dobbiamo fare itinerari alternativ­i anche lunghissim­i, perdendo altro tempo e denaro».

Bernardini ha poco tempo, deve scappare, ma aggiunge: «Sono davvero amareggiat­o, demoralizz­ato. Sono da 43 anni alla guida dell’azienda, con passione e tenacia, e ho sentito fiumi di parole senza che nulla cambiasse, non ho visto e non vedo risultati. La fabbrica è grande, abbiamo 350 dipendenti ed un fatturato annuo di 70 milio nidi euro e davanti a questi problemi di trasporto e collegamen­ti verrebbe quasi voglia di non produrre più in Italia. E se le cose non cambierann­o saremo costretti a spostare l’attività fuori dalla Toscana».

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Un Tir in uscita dalla Baraclit

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