Rebrab non molla Piombino. Gli operai: fai un passo indietro
Il manager algerino rilancia: due partner per le acciaierie. I sindacati gli scrivono, in italiano e in francese
Nonostante tutto, Issad Rebrab non molla. Né la lettera per l’inadempienza arrivata la settimana scorsa dal ministero né quella fatta recapitare ieri mattina dai sindacati (scritta in italiano e francese) per chiedere «un passo indietro» all’assemblea dei soci Aferpi, riunita a Roma, ha smosso il patron Cevital. Rebrab ha ribadito l’intenzione di andare avanti con il suo piano industriale per Piombino sia ai soci sia alla delegazione di sindacati scesi fino a Roma per chiedergli di farsi da parte: l’imprenditore sostiene di aver trovato tre potenziali partner interessati al progetto e che uno di questi, un gruppo cinese, verrà a breve a Piombino per studiare l’investimento. «L’analisi dei conti ha confermato che esistono tutte le condizioni economiche per eseguire il piano industriale oggetto del previsto accordo coi nuovi partner comunicati all’amministrazione Piero Nardi ed al governo, entro il termine concordato del 31 ottobre — si legge in una nota di Aferpi — Il miglioramento del mercato dell’acciaio e l’individuazione di nuovi partner consentiranno da subito la produzione di 3 milioni di tonnellate per anno di acciaio, e entro due anni di un ulteriore milione, così da non dover dipendere ulteriormente dall’acquisto di semilavorati e tornare a controllare l’intera value chain », ossia il ciclo integrale di produzione dell’acciaio. Rebrab ha dato anche i tempi: sette mesi per far ripartire l’altoforno.
I dubbi a riguardo però sono ancora molti, anche perché l’eventuale proseguimento dell’avventura Aferpi a Piombino è legato all’ingresso di un partner solido, così come previsto negli accordi presi a giugno. Rebrab incontrerà a breve il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e in quella circostanza cercherà di convincerlo della solidità dei nuovi partla ner: l’unica strada per evitare un contenzioso legale per la risoluzione del contratto, di fatto già avviata con la lettera di inadempienza. Le rassicurazioni dell’algerino non convincono affatto i sindacati. «Oggi sono trascorsi oltre 30 mesi e situazione è sotto gli occhi di tutti — si legge nella lettera scritta dai lavoratori in italiano e in francese — È evidente che i vostri problemi finanziari, la vostra totale non conoscenza di un settore così complesso come quello della siderurgia hanno reso il vostro progetto ormai irrealizzabile». Per questo, concludono i sindacati, «a nome dell’intera popolazione della Val di Cornia e di migliaia di lavoratori, vi chiediamo di fermarvi, di fare un passo indietro riconoscendo la propria incapacità e impossibilità a realizzare il vostro progetto».